Cos’era ieri la famiglia? Cos’è oggi?

Cos’era ieri la famiglia? Cos’è oggi?

Di Nicola Sajeva

 

Due domande per riflettere su uno dei valori che, in questi ultimi tempi, sta subendo gli attacchi organizzati di forze che, per alcuni sono portatrici di disintegrazione sociale, per altri diventano anticipatrici di nuove impostazioni della convivenza, di nuove interpretazioni dei concetti che riguardano il progresso, la libertà, la conquista dei diritti personali. Mettere a confronto, soppesare vantaggi e svantaggi, focalizzare situazioni esistenziali dirimpettaie, provare a dirigere l’occhio di bue della nostra attenzione su argomentazioni valide a determinare occasioni di ripensamento o a proporre la visione di punti di vista alternativi è la pista, non certo facile, che mi propongo di percorrere.

Il valore in questione merita rispetto, approccio responsabile, umile consapevolezza dei propri limiti: è la famiglia, con le sue innumerevoli problematiche; è la famiglia con il suo valore messo in discussione con troppa improvvisazione; è la famiglia con la sua ricchezza spirituale l’argomento che desidero mettere a fuoco per tentare di rendere visibile qualche prospettiva di sviluppo e inserire una tessera, credo utile, nel mosaico della nostra società che oggi risulta confuso, disorientante e di difficile interpretazione.

Cos’era ieri la famiglia? Cos’è oggi? Cosa determina la necessità di rispondere a questi interrogativi? Mettere l’istituto della famiglia sul banco degli accusati oggi è operazione molto praticata. Viene dichiarato che la famiglia è luogo di situazioni conflittuali, di abusi di ogni genere, di situazioni di sofferenza e allora è da sostituire con altre forme di convivenza più aperte, più disimpegnate, più “rispettose” delle libertà individuali. Constatare il male e proporre una serie di possibili terapie risolutrici è operazione facile. Risalire alla causa del male invece risulta più difficile e impegnativo.

Una capacità di amare pronta ad affrontare tutte le forme di sacrificio e al tempo stesso una consapevolezza di ritrovare la fonte della vera gioia solo nella reciprocità del donarsi, costituivano i punti fermi sui quali ieri trovava fondamento la famiglia. Il male, pur sempre presente, risultava circoscritto, rappresentava un incidente di percorso con un tasso fisiologico trascurabile. Il fuoco dell’innamoramento, alimentato continuamente con i trucioli delle giornaliere delicatezze, riusciva nel tempo a mantenere alto il calore necessario al nostro cuore per intraprendere nuove e inimmaginabili esperienze. Tutti i componenti della famiglia erano raggiunti da un sistema di vasi comunicanti che assicurava una circolarità affettiva in grado di coprire delicatamente ogni fragilità. La reciproca comprensione, la capacità di perdonare, la continua determinazione a riassaporare il tepore dell’innamoramento diventavano atteggiamenti che spontaneamente fiorivano irradiando serenità, gioia di vivere, voglia di futuro. In questo crogiolo dove trovavano fusione questi sentimenti il figlio oggi, riceveva calore, amore, disponibilità, profumo di sacrificio, domani all’anziano non mancava calore, amore, disponibilità, profumo di sacrificio.

Capovolgendo le situazioni presentate ritroviamo la famiglia di oggi con la sua incapacità di essere luogo dove l’amore riesce a superare i test di durata. Perché mi devo sacrificare? Oggi l’uomo non riesce più a trovare una risposta accettabile, una motivazione valida. Oggi l’uomo non solo non riesce a giustificare la scelta di Cristo, ma, da più parti, si adopera per togliere dal proprio orizzonte la Sua luminosa testimonianza d’amore. E sembra far tutto questo per paura di essere vinto, affascinato, attirato, convinto, accecato dallo sfolgorio di questa espressione di totale donazione.

A supporto di ogni valore, e tra questi la famiglia, c’è un sacrificio compiuto con la consapevolezza di costruire il “Bene comune”. Il binomio valore-sacrificio è inscindibile. Nell’incomprensione di tale verità, il dramma dell’uomo contemporaneo, la radice di tutte le sue insoddisfazioni, il vuoto esistenziale che leggiamo nella sua quotidianità.

Il recupero è possibile e conveniente per tutti: basta catturare un raggio di luce, basta fare spazio alla Verità, basta sconfiggere la penombra che invade il nostro cuore.

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