Shemà. Gli arcangeli, i più grandi consiglieri e amministratori inviati da Dio per il bene dell’universo
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
***
IL COMMENTO TESTUALE
Martedì 29 settembre 2020
SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE – FESTA
Il Vangelo di oggi è scelto dalla liturgia per celebrare la festa dei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Sono i tre arcangeli citati nella Bibbia, ma sappiamo che la tradizione d’Israele riconosce ben 9 arcangeli, che sono i capi dei 9 cori angelici. Secondo la tradizione cristiana, di origine ebraica, infatti, gli angeli sono organizzati in una gerarchia ben definita, di differenti ordini, cioè gruppi che potremmo definire “ministeriali”, detti “cori angelici”.
Lo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, nel libro De coelesti hierarchia, illustra dei passi del Nuovo Testamento, sulla cui base costruire uno schema di tre gerarchie, sfere o triadi di angeli, ognuna delle quali contiene tre ordini o cori. In ordine decrescente di potenza, troviamo: nella prima gerarchia i Serafini, i Cherubini e i Troni. Nella seconda gerarchia le Dominazioni, le Virtù e le Potestà. Nella terza gerarchia i principati, gli arcangeli e gli angeli. Gli arcangeli, quindi, appartengono al secondo ordine (il più basso) della terza sfera dei cori celesti e sono i più grandi consiglieri e amministratori inviati da Dio per il bene dell’universo. Uomini e arcangeli sono a servizio dell’intera Creazione e hanno il compito di portarla alla presenza di Dio.
La realtà degli angeli è un tema di dibattito e di studio che resta aperto, anche presso i rabbini, oltre che tra i teologi cristiani. Alcuni insistono sul punto che gli arcangeli non sono divisi in ordini così rigidi, perché se ci facciamo caso, gli arcangeli Michele, Raffaele, Gabriele, e in alcuni casi Uriel, non sono definiti come semplici angeli, ma come cherubini o serafini, anche se sono arcangeli. La questione è interessante se si legge bene la prima lettura che la liturgia oggi propone come alternativa a quella tratta dal Libro di Daniele, ripresa nel testo del Vangelo. Questa lettura, tratta da Ap 12, 7-12, ci informa che lo stesso Lucifero era un serafino, anche se, a causa della sua ribellione a Dio, fu affrontato nella lotta dall’arcangelo Michele che lo sconfisse e lo gettò per l’eternità nell’Inferno.
Fondamentale allora sembra essere non tanto la natura dell’angelo o la loro posizione nella gerarchia, ma la loro missione nel servizio, nell’amore con cui essi servono le creature. In questo il compito dato agli arcangeli assomiglia a quello che Dio affida a ciascuno di noi. Se infatti leggiamo il testo del Vangelo, subito ci colpisce la meraviglia di Natanaele di fronte alla conoscenza di Gesù su di lui: il Rabbi della Galilea conoscere intimamente Natanaele e questo ha toccato il cuore di quest’uomo, tanto che il testo lascia immaginare che Natanaele si sia messo al seguito di Gesù proprio in seguito alla risposta sconcertante che ricevette da quel Rabbi che lo conosceva tanto profondamente, fino a svelare il suo desiderio più profondo.
Lo “stare sotto il fico“, infatti, è una tipica immagine biblica usta dai profeti per indicare l’era messianica. Interessante in questo senso è il poema escatologico del profeta Michea che rappresenta Gerusalemme come la capitale di un mondo di pace per tutte le nazioni, un mondo dove ognuno siede tranquillo “sotto la sua vite e sotto il suo fico” (Mi 4,3; cfr. Zc 3,10). Natanaele sicuramente conosceva le profezie, e Gesù, citando questa immagine, fa riferimento proprio al desiderio profondo di Natanaele, alla sua preghiera più intima: conoscere il Messia! E la risposta di Gesù è talmente chiara per lui, che Gesù stesso diventa la risposta a tutti i suoi desideri più profondi. Che sia così anche per noi! Sì, perché quando riusciamo a vedere il Messia, a riconoscere Dio che abita con noi, nelle nostre giornate, nei nostri desideri, siamo, come dice Gesù parlando di Natanaele, uomini e donne in cui non c’è la falsità.
Questo ci fa entrare nella stessa missione, nello stesso ministero che svolgono gli arcangeli, anche se loro lo svolgono a livello spirituale. La purezza di cuore ci porta a svolgere un compito alto, a collaborare con gli angeli e gli arcangeli. Infatti Gesù ci dice, in un’altra situazione, ma interessante, che i puri di cuore vedono Dio, e che perciò sono beati per sempre, beati perché partecipano alla beatitudine dei cori celesti. E questa beatitudine è propria di chi sa ri-conoscere Dio nelle situazioni quotidiane. Preghiamo allora oggi gli Arcangeli, che ci aiutino a purificare il cuore, ci guidino verso la scoperta meravigliosa di quegli atti che nella nostra giornata, possono farci ri-conoscere Dio e spingerci a seguire Gesù con gioia e amore. Buona giornata!
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos
GIULIVA DI BERARDINO*
* Giuliva Di Berardino, laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la “Licenza ad docendum” in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia,insegna danza di lode e di adorazione. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia” (ed. dell’Immacolata), in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. Insegnante Religione Cattolica nella scuola pubblica ed è Pedagogista del movimento e liturgista.