L’embrione è un essere umano e nessuna ideologia può sopprimerlo
“Ieri è stata la cosiddetta Giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito. Ma l’aborto non è libero perché al bambino nessuno chiede il parere, non è mai neanche sicuro perché è pericoloso in sé solo negli USA circa 450 donne sono morte per aborto legale fino al 2015 e decine di migliaia soffrono gravi complicazioni come ferite pelviche o genitali, emorragie, danni cervicali, perforazioni e cicatrizzazione della parete uterina, né è gratuito perché costa il prezzo di sofferenze indicibili anche interiori. L’aborto è diventato solo una battaglia ideologica, ma l’embrione è un essere umano e nessuna ideologia può sopprimerlo” hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, ricordando la ricorrenza.
“E va condannata, senza se e senza ma, anche la somministrazione “fai da te” della pillola abortiva Ru486 in day hospital. La scelta di abortire con la Ru486 infatti non è mai indolore: sul piano fisico comporta contrazioni dolorosissime e solo in America sono morte 24 donne fino al 2018, ma per accertare la morte per RU486 occorre un’autopsia perciò questa cifra rappresenta solo la punta dell’iceberg, sul piano psichico genera un iper-responsabilizzazione della donna, perché è lei che deve assumere la pillola, è lei che deve farsi attrice, protagonista e spettatrice dell’agonia del proprio figlio e dei fenomeni emorragici” hanno proseguito Brandi e Coghe.
“L’aborto rimane dunque sempre una pratica abominevole – ha concluso la nota – che comporta anche depressioni gravissime, di cui si parla pochissimo. Ricerche confermano la maggiore percentuale donne morte a causa dell’aborto che di donne morte a causa di una normale gravidanza, come anche l’esistenza di nessi causali tra aborto volontario e tendenza suicidaria. Bene ha fatto Papa Francesco in questi giorni a ricordare il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale e a chiedere che si risveglino le coscienze dei legislatori”.