Coraggio! Prima o poi la credibilità paga
Di Nicola Sajeva
Tra le radici che alimentano il clima di incertezza che caratterizza il nostro tempo possiamo senz’altro individuare la mancanza di credibilità di quanti hanno la responsabilità di rappresentare, per i giovani, per i fragili, per tutti i disorientati, dei solidi e rassicuranti punti di riferimento.
In tale clima di incertezza l’aspetto economico, anche se importante, non è da considerare determinante nella visione di tutta la problematica umana. Lascio agli economisti il compito di mettere in campo le soluzioni relative e mi avvio a impostare una riflessione, spero utile, per mettere in evidenza la bontà di alcune scelte che possono favorire il radicarsi di una qualità della vita da apprezzare per la sua valenza spirituale.
E qui i valori che tutti gli uomini di buona volontà ritengono fondanti di una migliore convivenza civile vengono chiamati in causa, vengono evocati ancora una volta per cercare di catturare tutta la loro potenza propositiva. Quando ci disponiamo a lasciarci alle spalle la sterile fase del rimpianto per la scomparsa o la sottovalutazione dei valori che stiamo considerando, allora è il momento di incominciare ad individuare linee operative utili a tradurre in gesti concreti quanto da essi ci viene proposto.
Ed è proprio questo il momento dell’entrata in scena della credibilità, il momento della sua presenza a dare consistenza alle parole e determinare così svolte sostanziali e benefiche in tutti i tessuti relazionali. Per rendere valido ogni processo di trasmissione, alla fase teorica supportata dalle giuste parole, devono necessariamente seguire tanti momenti arricchiti dalla testimonianza diretta, attraverso la quale vengono veicolate una ricchezza, uno splendore, una convenienza che, messe sul piatto della bilancia della nostra esistenza, controbilanciano i sacrifici, le rinunce, le sconfitte del nostro egoismo, che sono richiesti da tutti i valori, nessuno escluso. Se viene meno la credibilità, crolla ogni costruzione pedagogica, viene opacizzata ogni buona intenzione e viene dispersa nel mare del rifiuto globale e della conseguente indifferenza.
Il mondo ha bisogno non di maestri, ma di testimoni credibili: in questi termini Paolo VI ci indicava la strategia vincente. La credibilità genera fiducia e la fiducia apre alla sicurezza psicologica. Le fasi di stanca del nostro quotidiano lanciano continuamente i loro SOS, cercano luci rassicuranti, approdi facili, mani amiche, soggetti sensibili pronti a dare comprensione e consolazione, pronti ad offrire vie risolutrici, vivacizzate dalla credibilità della nostra testimonianza.
La credibilità si nutre di coerenza e pone l’uomo sui giusti binari di una vita spesa bene, di una esistenza libera da tutti i condizionamenti dell’egoismo, decisa a lasciare aperte le porte per accogliere la ricchezza dell’altro e offrire, senza riserve, il profumo dei fiori che stanno sbocciando nel proprio cuore.
Eppure la credibilità sembra essere oggi la grande assente: trovare soggetti credibili in politica, nello sport, in tutte le attività commerciali, nella scuola, nella Chiesa è impresa alquanto difficile. Alle parole belle, ricercate, elaborate esteticamente, segue una traduzione operativa scarsa, poco incisiva e, di conseguenza, povera di risultati. Le belle leggi che rimangono sulla carta, le promesse non mantenute, le aperture di credito disattese, portano a determinare poca credibilità e quindi smarrimento, deriva, diffidenza, degrado esistenziale.
Essere credibili, a volte, comporta salire su una croce, abbracciare serenamente le difficoltà del momento, vivere consapevolmente fasi di solitudine e di intimo travaglio necessarie per raccogliere fondati motivi di risurrezione.
Coraggio! Prima o poi la credibilità paga, la conseguente fiducia saprà chiudere il conto in attivo, la nostra coscienza non troverà motivi per rimproverarci.