La Dottrina Sociale fa propria la millenaria visione personalista della Chiesa
di Don Gian Maria Comolli*
La Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) pone al centro l’uomo facendo propria la millenaria visione personalista ben riassunta nel salmo VIII che così descrive la persona rivolgendosi a Dio: «Hai fatto l’uomo poco meno degli angeli, di gloria e di onore Io hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani; tutto hai posto sotto i suoi piedi, tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci che percorrono le vie del mare» (vv. 4-9). E, al termine, il salmista proclama: «O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli s’innalza la tua magnificenza» (v.10).
Nel salmo osserviamo che l’uomo è collocato al centro della creazione, “partner di Dio” nel governo della terra, finalizzata unicamente a lui. La felicità e il totale compimento dell’uomo erano gli obiettivi primordiali di Dio, e ciò si sarebbe realizzato nella completa comunione Lui. Questo fondamento della visione personalista è affermato tra molti da sant’Ireneo: “Gloria Dei vivens homo“, da san Tommaso d’Aquino sostenendo che la persona umana rappresenta «l’essere più perfetto della natura» (Summa Theologiae, op. cit., I, q.29, a, 3g), dalla Costituzione Pastorale Gaudium et spes: «anima et corpore unus» (n. 14) e ribadito da Papa Benedetto XVI: «non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzionismo. Ciascuno di noi è frutto di un pensiero di Dio» (13 ottobre 2010). Questo è legittimato anche dai primi capitoli del Libro della Genesi dove costatiamo che Dio serba per l’uomo premure e privilegi particolari. E leggendo la Sacra Scrittura, notiamo che l’uomo nonostante la sua fragilità e condizionato dal peccato originale, è al vertice della creazione, superiore alle creature terrestri, inferiore unicamente agli spiriti celesti, poiché con l’“intelligenza” scruta, domina e trasforma l’universo; con la “libertà” assoggetta le creature; mediante i “sensi” gusta la bellezza e l’armonia delle cose; per mezzo delle “mani” trasforma la realtà fisica in ciò che desidera. Ma, purtroppo, nel corso della storia e anche oggi in tanti manipolano, snaturano, sfruttano e umiliano la persona, modificano e riducono la sua dignità e sacralità fin dal concepimento. Accanto a tutte queste caratteristiche della persona non possiamo tralasciare sua “natura relazione” ben descritta dal filosofo Emmanuel Mounier (1905-1950) riconoscendo che l’uomo non è un’entità giuridica da proteggere nei confronti della collettività, ma un soggetto impregnato fin dalla nascita in una comunità assumendo di conseguenza anche un “valore sociale” (cfr. Le personnalisme).
Pensiero ripreso dal Concilio Vaticano II: «Per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti» (GS 12). Ebbene, l’uomo è fra tutti gli esseri viventi il più comunitario poiché sia per vivere che per realizzarsi necessita della collaborazione degli altri. Rammenta il teologo e moralista Anselm Günthör: «Gli uomini sono, inevitabilmente, legati gli uni agli altri e soggiacciono in molteplici modi gli uni dagli altri; di conseguenza, sono tenuti ad attuare tale legame nel modo giusto per il bene dei singoli e del tutto, e sono responsabili nei confronti degli altri e della comunità, così come questa, a sua volta, deve prendersi cura dei singoli membri» (Chiamata e risposta, Vol. III, p. 49).
Attinente con il concetto di comunità sono quelli di “libertà” e di “autodeterminazione” che oggi godono sempre maggiori consensi ma separati e slegati dalla comunità si autodistruggono.
⃰ Don Gian Maria Comolli, ordinato sacerdote nel 1986, da trent’anni è cappellano ospedaliero. Dopo aver conseguito un dottorato in Teologia, una laurea in Sociologia ed aver frequentato diversi master e corsi di perfezionamento universitari, attualmente collabora con l’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano ed è segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia.
Testo pubblicato per gentile concessione dell’autore (tratto dal blog: www.gianmariacomolli.it).