Se l’Europa si difende dall’Europa
Di Ilaria Maria Sorrentino
È in atto un processo di riemersione del principio di sovranità negli Stati europei. La sua maggiore manifestazione giuridico-costituzionale si può vedere a partire dalle nuove Costituzioni approvate dopo il crollo del comunismo da parte dei Paesi prima appartenenti al c.d. Patto di Varsavia.Le Carte elaborate da tali Stati, anche a seguito delle revisioni e degli sviluppi intervenuti negli ultimi decenni,contengono infatti norme, procedimenti e istituzioni che segnano un progressivo ritorno del principio di sovranità in capo agli ordinamenti nazionali. La valorizzazione, nell’ambito di tali ordinamenti che per oltre mezzo secolo hanno subito la dominazione sovietica, del “principio di attribuzione”nel riparto di competenze fra Ue e Stati membri,costituisce il “filo rosso” di tutte le Costituzioni cui ci riferiamo, e cioè Bulgaria, Cekia, Slovacchia, Polonia e Ungheria. Un ulteriore caratteristica le accomuna, e conferma il processo appena enunciato, risiede nell’affermazione, più o meno formalizzata nelle varie Carte costituzionali, del modello semipresidenziale. Entrambi questi fattori rappresentano tendenze specifiche del processo di transizione democratica attraversato negli anni Novanta da alcuni degli ordinamenti dell’Europa centrale ed orientale, dimostrando contestualmente, nei rispettivi ordinamenti, il“ritorno della sovranità” come principio ispiratore.
L’ultimo libro di Giuseppe Brienza, Comunità internazionale e ruolo degli Stati.L’attuale fase storica (Prefazione di Mario Adinolfi, Aracne editrice, Roma 2016, pp. 134, € 12) descrive in sintesi ma efficacemente l’evoluzione costituzionale degli ordinamenti dei Paesi dell’Europa centrale e orientale nei quali il diritto di famiglia è divenuto nell’ultimo decennio uno strumento “di difesa” contro le pressioni anti-diritto naturale esercitate dalle maggiori organizzazioni internazionali e, in special modo, dall’Unione europea.
Il saggio di Brienza, che è giornalista e dottore di ricerca all’Università di Roma “La Sapienza”, rappresenta una sfida ma anche un’opportunità per una collettività che vuole ma soprattutto deve cambiare. Ci troviamo catapultati in una società che ci ammaestra a sentirci liberi, ma è proprio così? L’uomo è realmente libero? Oppure siamo talmente “vittime” del pensiero dominante che abbiamo un concetto di libertà assolutamente limitato e falso? I mass media cercano di programmarci come macchine, ci inducono a pensare che sia necessario e giusto vivere in un determinato modo. Il libro di Brienza, invece, ci propone delle riflessioni sull’attuale Comunità globale cioè, in pratica, sull’umanità moderna. Un libro apparentemente tecnico, di taglio eminentemente giuridico-politico, ma paradossalmente per tutti, perché ci permette di leggere e sperare nel futuro, specie europeo. I capitoli dedicati alla crisi delle organizzazioni internazionali, in particolare, ci fanno rendere conto di quanto siamo talmente “indottrinati” a percepire come normale l’attuale modello di società, basato sul politicamente corretto, sulle divisioni, su falsi ideali, non riuscendo nemmeno ad immaginare una società diversa. Come viene però sottolineato più volte nel libro: solo chi è veramente “libero”, chi ha formato la sua identità attraverso la conoscenza, può riuscirci. Siamo di fronte a una società europea, sottoposta a terremoti e traumi di grande violenza: dalle crisi finanziarie, alla disoccupazione di massa, dagli attentati alla sovranità nazionale al multiculturalismo, per finire con le impennate del terrorismo, dei flussi migratori, della globalizzazione. Tutto ciò sta provocando nell’animo di molti europei una perdita totale di riferimenti e di identità. Quello che viene fuori è un forte senso di incertezza. In questa caduta a picco del senso sociale e culturale, i migranti costituiscono i capri espiatori ideali e i bersagli più facili perché simboleggiano le profonde trasformazioni sociali e rappresentano una concorrenza indesiderabile nel mercato del lavoro. L’Europa sarà in grado di far fronte a tale problematica, come viene messo in evidenza dall’Autore, solo se saprà proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti, adottando politiche corrette, coraggiose e concrete, rimettendo al centro la persona umana. La situazione oggi è paradossale perché si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti diritti, non sempre tutelando la vita come valore primario. Una società che avvalora come diritto quello di ammazzare i bambini nel grembo delle proprie madri; di sbarazzarsi dei feti malformati o, semplicemente, indesiderati in nome della libertà; sopprimere chi soffre, in nome di una falsa pietà; arrivare all’utero in affitto per avere un figlio; superare l’essere “maschio” o “femmina” in favore della teoria gender. Questa è una società distrutta e snaturata che ha rinunciato ai valori veri, quelli ci hanno reso grande la Civiltà occidentale e cristiana nella storia. Giuseppe Brienza, in questo libro, offre delle considerazioni interessanti a partire dall’esigenza di recuperare la nostra identità cristiana e farla crescere perchè i cittadini europei saranno tanto più utili alla causa comune quanto più resteranno fedeli alla loro identità. Tutto in modo da garantire: la centralità della famiglia, l’istituto del matrimonio fra un uomo e una donna, il principio dell’inviolabilità della vita umana, la dignità di ogni persona e il compito educativo dei genitori. Solo così i cittadini europei potranno ritrovare fiducia nelle istituzioni dell’Unione e nel progetto di pace e cooperazione che doveva essere il fondamento.
La parte centrale dello studio di Brienza è dedicato ad un tema particolarmente originale: «Il ruolo delle “nuove” Costituzioni dei Paesi dell’est Europa nel processo di riemersione del principio di sovranità degli Stati nazionali” (cap. 2.3, pp. 53-78). Dalle considerazioni dell’Autore su sei dei regimi costituzionali degli Stati ex-comunisti dell’Europa centro-orientale, risalta infatti come proprio questi Paesi un tempo caduti nel totalitarismo stanno oggi riuscendo a dare un’alternativa umana alla globalizzazione dell’esclusione e dell’indifferenza. La loro risposta all’attuale cambiamento radicale in cui si sta perdendo il ruolo centrale dell’uomo si caratterizza, fra l’altro: nel rilancio dell’identità spirituale dei popoli, riconoscendo ad esempio ai genitori il diritto di assicurare ai figli l’educazione che sia in accordo con le proprie convinzioni personali; nell’evitare l’introduzione delle Unioni civili omosessuali, come sta avvenendo con una specifica riforma costituzionale in Romania; con l’esplicito riferimento al ruolo del Cristianesimo nella preservazione della nazione; nella difesa della vita sin dal concepimento; nella tutela e promozione della famiglia naturale, come avviene in Ungheria.
In ultima analisi, il libro “Comunità internazionale e ruolo degli Stati” permette di guardare la realtà attraverso analisi e proposte concrete, perchè l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la casa comune del mondo. Le scelte umane, in effetti, si basano su quello che conosciamo: dalle decisioni su quali strade prendere, su quello che siamo, sulla somma delle scelte che compiute nel passato e da ripetere eventualmente nel futuro, sulla consapevolezza personale e/o comunitaria. Ecco perchè il saggio di Brienza può essere letto da tutti, e non solo da insegnanti, ricercatori e politici. Esso analizza la società di oggi con uno sguardo rivolto anche a quella di ieri. Solamente un passo in più nello studio e nella riflessione potrà infatti consentire alla nostra comunità nazionale e, perché no, anche a quella internazionale, di assumere di nuovo responsabilità e doveri, affrontando i problemi della società e le sfide globali che ci sono di fronte. Siamo chiamati oggi (e non domani) a schierarci per la Verità, quella che rende liberi, quella che non incatena individui e popoli: il divenire del tempo, il susseguirsi delle generazioni, tutto scorre attraverso un tramandarsi di valori, tradizioni, condivisioni e accadimenti che, grazie anche alla scrittura, si rendono fruibili ai discendenti. Ammettere che la nostra vita va sempre più avanti e che avanza con un tic-tac che nessuno può fermare, è senza dubbio qualcosa che ci spaventa e che ci obbliga a riflettere. Tuttavia, non bisogna avere paura del cammino, di avanzare e, per questo, è necessario leggere, farsi delle domande, costruendo ciascuno un proprio pensiero. È questo un punto di partenza non prescindibile, la vita di ognuno dipende da noi e dalle nostre scelte. L’inizio di essa è un dono.
In Corriere del Sud n. 10
anno XXV/16, p. 3