Bulgaria, dalla riscoperta della fede alla riconquista delle libertà (anche politiche)
Di Giuseppe Brienza
Fra le “Repubbliche popolari” dell’ex Unione Sovietica nelle quali il Cristianesimo sta vivendo una seconda giovinezza c’è senz’altro la Bulgaria. Un Paese del quale poco si parla nei media occidentali nonostante che, da oltre due mesi, siano in corso nella capitale Sofia e in diverse altre grandi città proteste popolari per chiedere democrazia, legalità, dimissioni del Governo ed elezioni anticipate (quelle ordinarie sarebbero in programma nella prossima primavera).
Il primo ministro e il procuratore generale della Repubblica sono accusati dai manifestanti di corruzione e arbitrio, di fare gli interessi degli oligarchi ed hanno lanciato un appello agli ambasciatori dei Paesi dell’Unione europea, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna affermando che le proteste in corso sono rivolte «contro la violazione in Bulgaria dei fondamentali diritti civili, la dilagante corruzione e la soppressione dei principi della democrazia».È interessante evidenziare la determinazione dei manifestanti, molti dei quali giovani, che sta dando vita ad una reattività sociale che, nei vari Paesi dell’Europa occidentale, Italia compresa, è lungi dal rilevarsi nonostante le crescenti carenze di democrazia, l’esautoramento dei Parlamenti nazionali e le non poche “incongruenze” dei vari sistemi giudiziari. Non siamo naturalmente in grado di dire quanto e se la rinnovata influenza del Cristianesimo vivo in Bulgaria abbia contribuito ad ispirare le proteste ma, i legami fra la Fede e la libertà sono cronaca costante della storia europea di tutti i tempi.
Secondo un recente studio del centro studi di Washington Pew Research Center, nel 1991 solo il 41% dei bulgari riteneva Dio figura importante della propria vita. Oggi, invece, è«la maggioranza degli intervistati bulgari (55%) ad esprimere la stessa convinzione. E tendenze simili valgono per coloro che affermano che la preghiera è una parte importante della loro vita quotidiana» (www.pewresearchcenter.org, 20 luglio 2020 – testo tradotto da Antonio Dall’Osto per “SettimanaNews.it” -).
Di questi giorni è poi la notizia della traslazione delle reliquie di San Clemente e San Potito, donate da Papa Francesco, nella chiesa ortodossa di Santa Sofia, la seconda più antica della capitale Sofia, che ha dato il nome alla città stessa (prima si chiamava Serdica).
Le reliquie costituiscono il dono che il Santo Padre fece nel maggio 2019, in occasione della sua visita in Bulgaria e, ulteriore frutto dell’iniziativa di Bergoglio, è stata la presenza di una delegazione cattolica in prima fila alla celebrazione della traslazione delle reliquie, di cui ha fatto parte anche Don Rumen Stanev, nominato il 5 settembre vescovo ausiliare a Sofia con sede stabile nella capitale (è il primo ausiliare della capitale bulgara).