Il “grande cannone” del Partito Comunista Cinese condannato a 18 anni di carcere
Di Gian Piero Bonfanti
Per chi non fosse ancora convinto della dittatura vigente nel paese del drago rosso ecco la notizia della condanna esemplare di Ren Zhiqiang.
L’ex imprenditore ed appartenente al Partito Comunista Cinese, soprannominato “Grande Cannone” per i suoi attacchi alla leadership, è stato infatti condannato a 18 anni di reclusione ed al pagamento di 4,2 milioni di yuan, pari a ca. 530 mila euro.
La sentenza è stata emessa con l’accusa di corruzione ed abuso di potere.
Sembra infatti che il dissidente cinese si sia appropriato illegalmente, durante il periodo compreso tra il 2003 ed il 2017, di fondi pubblici pari ad un valore di ca. 6,3 milioni di euro.
Ciò che però lascia perplessi sono le modalità con la quale si sono svolti arresto e processo.
L’ex imprenditore è stato infatti arrestato il 12 marzo scorso e da allora di lui si erano perse le tracce sino al giorno del processo, che si è svolto rigorosamente a porte chiuse.
Sembra infatti che le autorità cinesi abbiano impedito a inviati delle ambasciate occidentali e di quella nipponica di assistere alle udienze.
Si rileva che poco prima del suo arresto in un articolo pubblicato sul web aveva definito Xi Jinping (segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012, nonché Presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 14 marzo 2013) come “un clown affamato di potere”, senza però mai nominare il suo nome apertamente.
L’allusione è stata comunque chiara avendolo senza mezze misure chiamato “imperatore” ed avendolo criticato per la sua gestione della pandemia di coronavirus, per i contrasti con gli USA e con Taiwan.
D’altronde non è la prima volta che in Cina una voce controcorrente venga messa a tacere.
Stupisce che qualcuno ancora oggi nel nostro paese si ostini ad esaltare questo sistema autoritario e persino favorisca accordi con un paese che sta colonizzando il mondo.
Anche in ambito cattolico il problema annoso dei rapporti con la Santa Sede non è stato ancora chiarito.
Secondo il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, l’accordo siglato nel 2018 tra la Santa Sede e le autorità di Pechino, è dannoso per i cattolici cinesi.
Il cardinale Zen, alla sua veneranda età di 88 anni, spiega durante i suoi convegni cos’è davvero la Cina: l’opposto del Paradiso in terra.
Un paese immenso dove l’unico culto davvero consentito è quello al Partito Comunista, al quale tutte le religioni devono sottomettersi.
Alla luce di tutto ciò, consideriamo attentamente quali politiche estere possono essere da noi eticamente accettate ed a noi favorevoli: compiere passi falsi in questi tempi ci assoggetterebbe ancor di più all’egemonia del paese che sta monopolizzando il mondo.