Pat Buchanan, un giornalista cattolico dell’America profonda
di Cristiano Ottaviani
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L’AMERICA E’ DIVISA
L’America è divisa da un grande conflitto di potere che riguarda ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il fronte nemico è rappresentato dal femminismo, dai sostenitori dell’aborto, dell’ambientalismo e dei diritti “diritti gay”.
Pat Buchanan, giornalista cattolico americano, classe 1938, da quasi cinquant’anni combatte contro tutto questo. Parlando ad esempio dell’Aids nel 1983 ha scritto che i gay hanno dichiarato guerra alla natura e che la malattia è un castigo terribile. Si è battuto per boicottare il Gay Pride: “E’ possibile oggi deridere un cristiano praticante ma guai a criticare chi pratica l’omosessualità”. Sul femminismo, invece, ha affermato: “le vere liberatrici delle donne non sono state le noiose opinioniste femministe ma le automobili, i supermercati, i centri commerciali, le lavastoviglie e lavatrici. Ciò ha consentito alle donne madri di avere più tempo per leggere e partecipare attivamente alla vita della società”. Si è opposto al servizio militare delle donne che considera contro natura.
Buchanan è fra i più coerenti protagonisti dell’attuale schieramento conservatore, difensore delle tradizioni americane, della Fede cattolica e della famiglia. Per questo è critico ad esempio verso tutti quei progressisti che considerano il Concilio Vaticano II una “rivoluzione” non ancora pienamente attuata, stigmatizzando allo stesso tempo chi accusa la Chiesa di avere un insegnamento anacronistico. Ha scritto a tal proposito, con una di quelle sue frasi coincise e precise che lo caratterizzano: “La Chiesa non deve adeguarsi ai tempi di una società immorale”. La Sposa di Cristo deve anzi, a suo avviso, essere in grado di “ripercorrere” i suoi passi per riconquistare la perduta autorità morale, dato che è proprio a causa di certe tendenze “liberal” di troppi suoi rappresentanti che la frequenza della Messa e il numero delle vocazioni si sono ridotte.
Negli scorsi anni Buchanan si è contraddistinto anche per una difesa vivace del film The Passion di Mel Gibson, parlando tra l’altro di cospirazione di alcuni poteri contro un’opera integralmente cattolica. Ha definito il New York Times una testata anticattolica che, come democratici alla John Kerry, pretende di conciliare il Cattolicesimo con la “libera scelta” per l’aborto ed il “matrimonio gay”. La vita, infatti, non si stanca di scrivere, “comincia con il concepimento. Non e’ importante la circostanza del concepimento del bambino. Si giustizino gli stupratori non i bambini”.
Buchanan si oppone quindi ai farmaci abortivi definendoli “pesticidi umani”, denuncia la ricerca sulle cellule staminali e si batte affinché la personalità giuridica sia concessa dall’inizio della vita del nascituro, convinto che la scienza moderna sia pienamente in grado di dimostrare come la vita inizi dal concepimento.
Per quanto riguarda i Pontefici Buchanan si è sempre mostrato particolarmente legato alla figura di Pio XII, il Papa della sua giovinezza. Lo ha difeso dalle false accuse di essere restato in silenzio durante l’Olocausto, arrivando al punto di definirle “diffamazioni di stampo hitleriano”. I nazionalsocialisti, del resto, hanno calunniato e disprezzato il Pontefice laddove le vittime da lui salvate dall’Olocausto gli sono rimaste grate a vita. E’, quindi, fra i più attivi sostenitori del processo di canonizzazione di Papa Pacelli.
Allo stesso tempo Buchanan si è costantemente dichiarato un grande estimatore di Giovanni Paolo II, “l’uomo più politicamente scorretto della terra”. Gli è particolarmente grato per la sue posizioni su aborto, omosessualità, rapporti extraconiugali. Unica posizione del magistero wojtyliano che non ha condiviso è quella sulla pena di morte che, a suo avviso, si basa invece sull’ordine naturale e non contrasta con la Sacra Scrittura.
Nei suoi commenti giornalistici degli ultimi anni ha esaltato Benedetto XVI, in particolare per il suo ruolo intransigente di difensore della dottrina tradizionale su temi come divorzio, contraccezione e ordinazione sacerdotale delle donne.
Sull’eutanasia ha scritto: “il diritto di morire non esiste. L’idea di eutanasia era diffusa nelle civiltà pagane precristiane. Si tratta di un crimine contro l’umanità. Si tratta di una di quelle pratiche che porteranno alla morte della civiltà occidentale”. Aggiungendo una “profezia” che non può lasciare indifferenti e, speriamo, sia smentita dai fatti: “Nei prossimi decenni l’eutanasia involontaria sarà ordinaria in Europa e chi combatterà per restare in vita fino alla sua vecchiaia sarà trattato con lo stesso freddo disprezzo con cui sono trattate le urla silenziose dei nascituri. Milioni di uomini saranno considerati alla stregua di animali domestici. Questo perché fin dagli anni 1960 i giovani radicali si sono adoperati per distruggere ‘le restrizioni della vecchia morale cristiana’”.
Tolte queste “restrizioni” ne è derivata, fra l’altro, la pornografia, “un sintomo dello spostamento della società cristiana. Il capitalismo su un campo come questo dovrebbe avere delle limitazioni. I commercianti di pornografia sono squallidi maiali, anni fa questa gente sarebbe finita in galera per molto tempo, dopo essere stata denunciata dal pulpito come pervertita”.
Ad aggravare la perversione imperante vi è lo sfacelo delle Istituzioni educative: “Molte scuole derubano i nostri figli dell’innocenza – ha scritto –. Le loro menti sono state avvelenate dalla cultura contraria al cristianesimo, al patriottismo e alla famiglia. Verità eterne difese nel Nuovo e nel Vecchio Testamento sono state espulse dalle nostre scuole pubbliche dove i bambini vengono indottrinati al relativismo morale e dove si fa propaganda di ideologia anti occidentale”. Per questo Buchanan sostiene che la preghiera nelle scuole pubbliche debba essere obbligatoria, ed ha proposto polemicamente una Giornata nazionale di Preghiera in polemica contro una sentenza a ciò contraria, emanata dalla Corte Suprema.
Le scuole americane inquinano l’educazione dei giovani anche attraverso un indottrinamento ideologico evoluzionista. Il darwinismo, infatti, dice chiaramente, “è una teoria disastrosa. La Fede viene prima della scienza. Non si può non riconoscere la presenza di un ‘disegno intelligente’”. E la scuola contemporanea sradica le future generazioni con un’assurda professione cosmopolita. Le Nazioni non restano unite senza un’unità etnica, afferma in contrario. Il multiculturalismo crea ad avviso di Buchanan un popolo che nulla ha in comune. Anche in questo caso si tratta di una conseguenza della rivoluzione culturale degli anni 1960. In passato l’emigrazione era europea mentre, da almeno due decenni, il 90% dei nuovi immigrati negli Stati Uniti sono asiatici, africani e latino americani. Per questo il giornalista americano propone un tetto sull’immigrazione tra i 150.000/250.000 immigrati l’anno, e denuncia la convenienza delle imprese che assumono in nero i clandestini.
“Bisogna evitare la discriminazione alla rovescia contro i bianchi”, denuncia in polemica contro i repubblicani, che accusa di essere ruffiani verso le “lobby razziali”. Mantenere i legami con tali gruppi è importante purché sia fatto in un modo tale da non dividere il Paese.
Dal punto di vista economico, i principi cardine del credo politico di Buchanan sono: protezionismo, stato minimo, decentramento federale, antimperialismo, difesa della Tradizione.
Sostiene infatti che i valori della Tradizione sono ormai “annacquati” dai neoconservatori, i c.d. neo-con, e dai repubblicani liberal al punto da rendere oggi difficilmente percepibile la differenza sui temi etici tra repubblicani e democratici.
I neoconservatori sono da considerarsi degli intrusi nel partito repubblicano. Provengono dalla sinistra e hanno portato con loro il germe dello statalismo e del globalismo oltre che una certa predisposizione fanatica che demonizza tutti coloro che non la pensano come loro. Sono entrati nel partito repubblicano con Reagan attirati dall’individualismo economico liberista.
Lo statalismo si vede nel nazionalismo militarista aggressivo e nel rifiuto dei correttivi locali e naturali alle leggi di mercato imposte dall’alto.
Il globalismo dei neo-con si vede in politica estera. Hanno spinto il presidente Bush ad intervenire in Iraq, una guerra fatta su chiara pressione della lobby filo sionista. “In questo modo” scriveva Buchanan nel 2003 “non faremo altro che danneggiare i nostri rapporti con il mondo arabo/islamico minacciando la pace che abbiamo costruito vincendo la guerra fredda”.
Insomma, in una battuta il nucleo centrale del pensiero di Buchanan consiste nella identificazione della decadenza americana a similitudine di quella dell’Impero romano: si tratta essenzialmente di un problema morale. “Una società –scrive giustamente a tal proposito – che accetta l’uccisione di un terzo dei suoi bambini come emancipazione femminile, che ritiene il matrimonio omosessuale progresso sociale, che mette nelle mani di ragazze di 13 anni i contraccettivi, dovrebbe cercare più un confessionale o meglio un esorcista piuttosto che dare lezioni all’umanità sulla superiorità dei valori americani”.
CRISTIANO OTTAVIANI
in Corriere del Sud n. 18
anno XX/11, p. 3