Nella liturgia “fai da te” anche gli avvisi
Tra gli innumerevoli abusi che accompagnano ogni messa “moderna” ve ne è uno talmente diffuso che ormai non ci facciamo quasi più caso essendo spesso e volentieri praticato anche da quei parroci che cercano ancora di celebrare Sante Messe come Chiesa comanda: gli avvisi parrocchiali, declamati prima della benedizione finale.
Gli avvisi sono un abuso, perché se detti prima della benedizione finale sono di fatto inglobati nella liturgia, svilendo il suo carattere di momento sacro per ridurla ancor più a semplice assemblea o, peggio, ad una riunione di condominio o incontro tra amici, dove al termine si ricordano le incombenze in vista della riunione successiva o gli appuntamenti per la prossima uscita conviviale.
Gli avvisi prima della benedizione finale somigliano pericolosamente anche a un antipatico ricatto: o resti qui e ti sciroppi tutto, dalla pesca di beneficienza, alla gita delle monache, o vai a casa senza esser benedetto da Dio.
Gi avvisi inglobati nella Messa infine, oltre ad essere un abuso e somigliare ad un ricatto sono inutili. Si fa così perché altrimenti nessuno si ferma ad ascoltarli? Beh, vuol dire che non interessano; allora perché imporli?
Chi è di passaggio e non è della parrocchia deve sorbirsi il tedio di interminabili e fastidiosi promemoria che per lui non hanno alcun interesse. Chi è parrocchiano si presuppone che certe appuntamenti li conosca e se non li conosce con ogni probabilità, appunto o non gliene importa nulla o appartiene alla vasta categoria di quelli che a Messa ci vanno solo la domenica e nella parrocchia non ci mettono più piede per il resto della settimana.
Ma gli avvisi sono utili alla vita parrocchiale, si obietterà. Ebbene tutte le parrocchie hanno il loro bollettino parrocchiale, il sito internet – che per inciso nella stragrande maggioranza dei casi non è aggiornato e attendibile neppure negli orari delle Sante Messe – e la bacheca all’ingresso della chiesa. Che ci stanno a fare? Se nessuno li consulta vuol dire che cosa accade in parrocchia non interessa e allora perché tediare anche la domenica alla fine della Messa? E’ forse una punizione?
Interrompere con degli avvisi la celebrazione oltretutto distrae e fa dimenticare quello che di buono o di bello si è appena ascoltato.
La Messa “moderna” è già abbastanza banale così com’è. E’ proprio necessario imbruttirla ulteriormente con l’ennesimo abuso degli “avvisi”?
Non sarebbe meglio per i parroci cominciare a educare i fedeli al rispetto di qualche piccola regola di bon ton? Ad esempio invitando ad evitare quel clima da “si salvi chi può” che non appena impartita la benedizione finale svuota la chiesa in due secondi netti e intasa le uscite. Meglio rimanere almeno fino a quando il sacerdote, diaconi e chierichetti sono rientrati in sacrestia. Una volta riacquisita questa buona abitudine magari sarà anche possibile, quando è proprio necessario, dare qualche importante avviso, a Messa veramente finita e a chi veramente interessa.
Pietro Licciardi
Se proprio proprio non se ne può fare a meno, basterebbe informare riguardo alle cose veramente importanti del tipo: confessioni sempre, orari del Rosario, Adorazioni Eucaristiche, Feste di precetto, tanto per dirne alcune. Questi sono avvisi che interessano anche chi è di passaggio. Anche se per le confessioni bisognerebbe dire che il prete dovrebbe essere sempre nel confessionale, in preghiera ed in attesa del fedele. Non lo so, mi sembra così semplice!!!