La sinistra ha fallito? Parliamone…
Domani sera, alle ore 21, presso lo Chalet “4 Palme” di Tortoreto Lido (Teramo) – Lungomare Sirena n. 43, sarà presentato il libro, a cura di Italo Inglese, dal titolo: “La sinistra ha fallito? Opinioni a confronto” (Postfazione di Riccardo Cristiano, Edizioni Solfanelli, Chieti 2020, pp. 160, € 12).
A spiegare come e perché i principali gruppi politici della sinistra italiana ed eurocontinentale abbiano fallito convertendosi al tecnoliberismo e atteggiandosi quali promotori di un governo mondiale elitario basato su un’economia sempre più interconnessa e dominata dalla grande finanza, interverranno il curatore del volume e il prof. Armando Francesconi, docente del Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali dell’Università di Macerata.
Nel libro, che è appena uscito e può essere ordinato scrivendo una mail all’editore (edizionisolfanelli@yahoo.it), si sostiene come i processi di snazionalizzazione e di “demansionamento” dei processi democratici-elettorali dei quali sono promotori anche i principali gruppi della sinistra, si sono incredibilmente accresciuti durante questa crisi mondiale da Covid-19. Un tornante storico, il nostro, nel quale si stanno pericolosamente mettendo in discussione le conquiste faticosamente conseguite in Occidente in termini di condizioni di lavoro e welfare state, «con pesanti ripercussioni proprio sui lavoratori che in passato la sinistra intendeva tutelare». Non a caso, i partiti e movimenti che ancora oggi si professano laburisti o socialdemocratici sono in crisi in quasi tutta Europa, e particolarmente presso le fasce di popolazione che un tempo garantivano loro il maggiore apporto elettorale.
Personalmente ho articolato il mio saggio contenuto nel volume (Perché la sinistra ha fallito?, pp. 31-34) partendo dal presupposto che, soprattutto quella euro-continentale, non abbia in realtà tradito la sua «vocazione primigenia al sostegno e all’emancipazione della classe lavoratrice nel suo complesso» (p. 6), come sostenuto da Italo Inglese nella sua pregevole Introduzione. È vero che la sinistra ha ormai instradato la sua azione, pubblica e “privata”, nella promozione pervasiva della globalizzazione sempre più tecnocratica e distante dalle reali esigenze dei popoli ma, come ho scritto, in realtà non è che la sinistra abbia “fallito” ma, «come ogni espressione ideologica, essa non ha mai perseguito realmente un fine “politico” nel senso genuino del termine, ovvero di cura della polis» (p. 31).
Giuseppe Brienza