“Bless My Suicide”: un libro di Francesco Filastò che è un inno alla vita!
“Cosa sono i sentimenti? Una debolezza che ci rende vulnerabili alle ferite inferte da un’insensata vita? Oppure una forza da accogliere, la prova della nostra esistenza, il respiro dell’anima? Di certo conosce la risposta chi, pur di non soffrire più, ha lottato ostinatamente contro se stesso per liberarsene. Chi ha cercato di uccidere tutto ciò che lo rendeva umano. Bless My Suicide è un breve viaggio nel territorio della disperazione e dell’apatia, lì dove il nostro vero sé attende di essere ascoltato”.
Così spiega ad Informazione Cattolica l’autore del testo Francesco Filastò. Nativo di Crotone, classe 1989, Filastò è un infermiere professionale e vive nella provincia autonoma di Bolzano. Appassionato di cultura giapponese fin da bambino, da cui si sente profondamente influenzato, ama scrivere e disegnare. E fa dei disegni davvero eccezionali.
“Dopo anni di poesie e racconti inediti, ho deciso di puntare a raggiungere un pubblico più vasto con il romanzo Bless My Suicide. Credo fermamente nel potere terapeutico della scrittura. Non ho altro modo di comprendere me stesso e ciò che mi accade se non mettendo mano alla penna: io scrivo di me stesso e poi mi leggo, mi sfoglio e mi riscopro”.
Leggiamo qualche passo del libro (acquistabile QUI) di Francesco Filastò:
Una luna rossa colorava il paesaggio di sangue.
I battiti ansiosi del mio cuore sembravano squarciare il silenzio con la forza di un grido.
Le mie lacrime scivolavano come stelle cadenti nella più cupa delle notti.
Le mie gambe procedevano tremanti su una strada ghiaiosa.
Attorno a me il buio abbracciava lo scenario desolato.
Con lo sguardo cercavo qualcuno a cui chiedere aiuto, ma soltanto la solitudine rispondeva al mio richiamo.
I singhiozzi erano le note di una melodia disperata.
L’occhio giudice della luna mi scrutava con severità, e di fronte alla sua accusa il mio petto si stringeva, come se una colpa irreparabile attanagliasse il mio cuore, come se il veleno del peccato fluisse dolorosamente nelle mie vene.
Qual era la mia colpa?