Il giurista Castellano: “Si creano bisogni che servono alla finanza e sfruttano l’uomo”
Danilo Castellano, Professore emerito di Filosofia del Diritto presso l’Università di Udine e Preside emerito della Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università, membro corrispondente straniero della “Real Academia de Ciencias Morales y Políticas” nonché membro onorario della “Real Academia de Jurisprudencia y Legislación” del Regno di Spagna, è stato l’unico italiano ospite, presso il quartier generale El Claustro di Bogotá dell’undicesimo Congresso Internazionale della Associazione Colombiana dei giuristi cattolici e della sesta Giornata Hispánicas di Diritto Naturale.
Sponsorizzate dall’Università cattolica della Colombia, le due iniziative hanno registrato la partecipazione di esperti in varie materie, provenienti da Italia, Spagna, Cile, Brasile, Argentina, Francia, Ecuador e Colombia, che hanno approfondito questioni importanti e attuali legati al tema dell’economia cattolica alla luce della legge naturale e della dottrina sociale della Chiesa.
Professor Castellano quali sono state le tematiche affrontate?
“Il convegno era stato preparato da tempo da un Comitato scientifico presieduto dal prof. Miguel Ayuso di Madrid, ora Presidente emerito dell’Unione Internazionale Giuristi Cattolici. ‘Diritto naturale ed economia’ era il tema di questo incontro, al quale parteciparono studiosi provenienti dall’Europa e dalle Americhe. Esso non si prefiggeva di approfondire la legislazione sull’economia, oggi chiamata impropriamente ‘Diritto dell’economia’. Lo scopo era piuttosto quello di esaminare e discutere il rapporto che intercorre fra Diritto naturale ed Economia. Ovviamente l’esame e la discussione non erano ‘astratti’. Era richiesto di considerare – come è avvenuto – anche il diritto positivo relativo all’economia, ma per ‘comprenderlo’ alla luce dei principî giuridici che vanno oltre la dogmatica (positivistica), le teorie del diritto o le sue clausole generali”.
“Ordine naturale ed economia”. Questo è stato il titolo del suo intervento. Può riassumerci, in poche parole, la sua riflessione.
“La mia relazione, essendo introduttiva, era chiamata a illustrare per grandi linee il rapporto intercorrente fra ordine naturale ed economia. Essa, pertanto, ha considerato innanzitutto che l’economia non può essere un ‘sistema’ assolutamente autonomo, vale a dire un ‘sistema’ che trova in se stesso le ragioni e i criteri per la sua applicazione. Inoltre, ha considerato il doppio rapporto intercorrente fra economia e ordine naturale. Ciò è stato considerato, infatti, sotto il profilo della relazione intercorrente fra economia e ordine ontico e fra economia e ordine proporzionale. La questione è rilevante, perché non consente un’identificazione oggi molto diffusa, soprattutto nelle società occidentali: l’identificazione di economia e finanza”.
Lei dice che oggi l’economia viene scambiata con la pura finanza. Può farci qualche esempio e spiegarci come si può superare un tale stato di cose?
“La finanza non è l’economia. Può essere un settore dell’economia. Scambiare l’economia con la finanza – cosa propria dell’economia capitalistica portata alle estreme conseguenze – significa assegnare all’economia il solo fine del profitto, il quale viene eretto a criterio di giustizia anziché essere da questa regolamentato. Scompare, in altre parole, il ‘giusto’ profitto che, per essere tale, deve ammettere un criterio trascendente la finanza e la stessa economia. La relazione (come si potrà vedere leggendo il testo che sarà pubblicato nel volume degli Atti del convegno in uscita prossimamente presso l’editore Marcial Pons di Madrid) porta diversi esempi a proposito di questa questione; esempi che investono riforme e norme ma anche scelte pratiche quotidiane”.
Professor Castellano perché, secondo lei, non si produce per soddisfare bisogni naturali ma solamente per accumulare ricchezza?
“Perché si opera con il solo criterio del profitto. Si creano, a tal fine, bisogni indotti che bisogni non sono. Essi servono alla finanza e sfruttano l’uomo ridotto simultaneamente a strumento di produzione e di consumo”.
Professore, sembra che oggi l’uomo sia concepito solo come consumatore. È davvero così? Ci sono alternative al capitalismo?
“È sotto gli occhi di tutti che l’uomo è oggi ridotto a consumatore. Esso è strumento del capitalismo. Serve, in altre parole, per produrre ricchezza fine a se stessa. Trattasi di un ‘sistema’ economico-finanziario disumano, cioè applicato ‘contro’ l’uomo, non a ‘favore’ dell’uomo. Ciò vale sia in contesti sociali liberali sia in contesti sociali organizzati su basi marxiste. Basterebbe considerare quello che avviene in Cina, paese nel quale il ‘capitalismo’ di Stato applica il liberalismo economico in un contesto collettivistico”.
Su quali basi si può lanciare un’economia «cattolica»?
“Non si tratta di ‘lanciare’ un’economia ‘cattolica’. Si tratta di riconsiderare in profondità la natura e il fine dell’economia. In altre parole va ‘rilanciata’ un’economia umana. La dottrina cattolica può concorrere egregiamente allo scopo. Non penso solo al Magistero della Chiesa a questo proposito e ai grandi pensatori cattolici del passato. Anche nell’epoca contemporanea ci sono autori cattolici che hanno offerto (e possono offrire) utili riflessioni sul tema dell’economia”.
Qual’è la sua opinione da giurista e da osservatore della realtà sull’epidemia internazionale da Coronavirus?
“Non ho opinioni scientifiche a questo proposito. Quello che va considerato è che l’epidemia è conseguenza di scelte di vita che vanno riconsiderate. Sotto il profilo politico, osservo invece che essa ha fatto emergere un dato sociologico molto diffuso sia in Oriente sia in Occidente: l’economia è diventata regola della politica. Il primato dell’economia sulla politica è un’assurdità, ovviamente. Un grosso errore. Un segno del materialismo egemone. Sotto il profilo etico e deontologico essa ha originato ‘pareri’ molto discutibili sia perché le ‘speranze di vita’ non sono facilmente individuabili, sia perché le cure vanno prestate a tutte le persone che ne hanno bisogno, sia perché non esistono spartiacque determinati da statistiche, indagini sociologiche o da età anagrafiche”.
MATTEO ORLANDO