Ecco perché la “Laudato si’” non è un’enciclica verde ma un’enciclica sociale
L’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Sulla cura della casa comune (24 maggio 2015), lo ripetiamo (LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO PUOI LEGGERLA QUI), non è un’enciclica verde, bensì un’enciclica sociale, che si basa su quel concetto già da tempo proposto dalla Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) che è l’ecologia umana. Riprendiamo quindi i punti più significativi sotto l’aspetto morale e, quindi, sociale di questo importante testo.
Punto n. 6. Non considerando la natura come un qualcosa di puro e intangibile, il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa definisce «deprecabili gli interventi dell’uomo quando danneggiano gli esseri viventi o l’ambiente naturale», ma nel contempo lodevoli quelli che «si traducono in un loro miglioramento» (n. 473). Vanno sicuramente evitate ogni «leggerezza e irresponsabilità» nella pianificazione di «interventi tecnico-scientifici di forte e ampia incisività sugli organismi viventi, con la possibilità di notevoli ripercussioni a lungo termine» (n. 473), ma questo non può voler dire affermare la illiceità dell’uso in quanto tale delle tecniche biologiche e biogenetiche, soprattutto in ambito agricoltura.
Bene quindi ha fatto il Santo Padre, tanto più nell’enciclica da lui tematicamente dedicata all’ambiente, a tornare sull’argomento. E quindi leggiamo nella Laudato si’ della necessità di evitare «un giudizio generale sullo sviluppo di organismi geneticamente modificati (OGM), vegetali o animali, per fini medici o in agricoltura, dal momento che possono essere molto diversi tra loro e richiedere distinte considerazioni. D’altra parte, i rischi non vanno sempre attribuiti alla tecnica stessa, ma alla sua inadeguata o eccessiva applicazione. In realtà, le mutazioni genetiche sono state e sono prodotte molte volte dalla natura stessa»(n. 133).
La naturale conseguenza della visione panteistica e neopagana fatta propria dall’ambientalismo globale è quella di un violento disprezzo per l’umanità. Gli ambientalisti vedono l’uomo come un predatore suicida della Terra, un essere che con la sua presunta civiltà e la sua tecnologia non ha fatto altro che danneggiare sé stesso, la Terra e tutte le creature che l’abitano. Ma noi sappiamo invece che l’uomo è figlio di Dio e, la custodia della Terra che gli riconosce il Creatore è accompagnata dal noto invito:«Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra» (Genesi 8,28).
«Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni – afferma quindi il Papa -, è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo»(n. 50). Coerentemente al n. 161 della Laudato si’ leggiamo: «Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni».
Si tratta, come vediamo, di un discorso diverso da quello portato avanti da certi gruppi di interesse che fanno propaganda di una scarsità complessiva delle risorse mondiali al fine di imporre leggi “verdi” destinate a finanziarli. L’obiettivo di queste centrali ideologiche è, come sempre, l’uomo: ci si convince chele risorse si starebbero esaurendo a causa dell’eccessivo consumo, ma le cose non stanno così. L’uomo consuma ma produce anche molto di più: le risorse infatti non sono definite dalla natura, come ci vogliono far credere, ma dall’uomo che con la sua intelligenza e creatività sa usare gli elementi della natura.
«I mezzi attuali permettono che comunichiamo tra noi e che condividiamo conoscenze e affetti. Tuttavia, a volte anche ci impediscono di prendere contatto diretto con l’angoscia, con il tremore, con la gioia dell’altro e con la complessità della sua esperienza personale. Per questo non dovrebbe stupire il fatto che, insieme all’opprimente offerta di questi prodotti, vada crescendo una profonda e malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali, o un dannoso isolamento»scrive Papa Francesco (n. 47).
Di questo principio desunto dalla Laudato si’, quello cioè di critica della sottomissione della politica alla tecnocrazia, poco si è parlato. Papa Francesco lo riferisce esplicitamente all’ambito dell’ecologia scrivendo al numero 54 dell’enciclica: «La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente».
In effetti oltre 25 anni di costosi summit delle Nazioni Unite sono serviti a poco per la difesa dell’ambiente e nel controllo del c.d. riscaldamento globale (global warming). Oltretutto occorre essere cauti sulle prospettive che in tali consessi internazionali vengono comunemente presentate in modo acritico in relazione al riscaldamento globale antropico (ovvero causato dall’uomo). Senza poter approfondire le obiezioni scientifiche che negli ultimi decenni sono state elaborate in questo senso, rimanendo su un livello molto semplice di analisi ci chiediamo: come si fa a chiedere di sovvertire completamente uno stile di vita comune, con pregi e difetti naturalmente, in forza della previsione di un tenue modello climatico fatto al computer che prevede il futuro con due decenni di anticipo? Se i meteorologi non riescono a prevedere con precisione quello che avverrà fra due settimane, con quale ragionevolezza possono essere richiesti importanti sacrifici a intere generazioni? Gli oppositori al movimento che si batte contro il global warming, per quanto scientificamente rigorosi possano essere gli argomenti che apporta, sono sempre boicottati e bollati come “negazionisti” (ricordando così i “negatori” dell’Olocausto) e, questo, non può che suscitare qualche dubbio. È un fatto che migliaia di scienziati hanno sofferto persecuzioni, perdita di fondi o persino abbandono del posto di lavoro per aver osato denunciare le crepe che ci sono nella teoria del riscaldamento globale antropico.
L’enciclica afferma testualmente: «L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri. Per questo i Vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti che cosa significa il comandamento “non uccidere” quando “un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere”»scrive Papa Francesco (n. 95).
«Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità, e quando esso è disordinato, caotico o saturo di inquinamento visivo e acustico, l’eccesso di stimoli mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice»scrive Papa Francesco (n. 147).
Oltre e prima delle grandi teorie e dei proclami, Papa Francesco raccomanda ai cristiani una condotta quotidiana –che va dalla raccolta differenziata dei rifiuti all’attenzione ad utilizzare con parsimonia le risorse energetiche–che può incidere sensibilmente nel contrasto all’inquinamento. Si tratta di comportamenti che incidono «eccome– ha risposto il Santo Padre a Domenico Agasso su Vatican News del 9 agosto 2019 –, perché si tratta di azioni concrete. E poi, soprattutto, creano e diffondono la cultura di non sporcare il creato». Con tanti piccoli gesti quotidiani il Santo Padre ci invita a collaborare senza fare rumore alla protezione della casa comune, producendo «in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente», scrive nella Laudato si’ (n. 212). Molti di questi comportamenti erano scontati fino a qualche decennio fa, come ad esempio quello di coprirci di più e di evitare di accendere troppo i riscaldamenti, oppure ridurre il consumo di acqua, cucinare soltanto ciò che ragionevolmente si potrà mangiare, piantare alberi etc.
Giuseppe Brienza
in Corriere del Sud n. 2
anno XXIX/20, p. 3