Quella rete labirintica di tunnel emersa dopo l’esplosione di Beirut
L’esplosione di Beirut, oltre a centinaia di morti e migliaia di feriti, ha fatto emergere una rete labirintica di tunnel perfettamente attrezzata.
Se per i familiari dei dispersi questo ha fatto riaccendere la fiammella della speranza di ritrovare il proprio caro ancora vivo, altri si interrogano su a cosa servissero quei tunnel e chi ne avesse la disponibilità.
Per alcuni questa sarebbe la prova dei tunnel dei terroristi di Hezbollah in cui immagazzinano le armi in gran parte fornite dall’Iran nel porto di Beirut.
Altri hanno ipotizzato che siano strutture dell’esercito regolare, ripari in caso di guerra e via dicendo. L’esercito libanese ne ha negato l’esistenza, mentre Hezbollah ogni coinvolgimento.
Altri pensano che i tunnel siano (stati) usati per il traffico di esseri umani, per gli scopi più truci.
Recentemente in Olanda, in Germania, negli Stati Uniti, abbiamo avuto la prova che Beirut non è l’unica città in cui una esplosione di tale portata rivelerebbe l’esistenza di tunnel simili, con i loro misteri.
Non fu un caso quando il nostro Presidente preferito scrisse “la luce in fondo al tunnel”. Nulla avviene per caso.
Save the children.
Lorenzo Capellini Mion