“Sacrosanto diritto” all’aborto in base a cosa? Al dogma progressista?
Ogniqualvolta un dilemma bioetico pretende l’azione politica escono cose del tipo “sacrosanto diritto” (in base a cosa? Al dogma progressista?), “evitando posizioni integraliste” (estreme perché? Perché osano il pensiero critico basato su realtà scientifiche, formazione filosofica, giuridica scevra da ideologie?). Oppure, terza opzione (il silenzio non è neanche conteggiato), si evita l’argomento scottante prendendo strade secondarie più accettabili.
Il fatto che i valori in gioco si definiscano non negoziabili, inalienabili, fondamentali indica che essi non rispondono al compromesso, neppure al consenso, ma a un dovere di coscienza.
Da questo dovere discende la responsabilità di farsi cooperatori di un male oppure no, aut-aut.
E sono integrità e coraggio di rendere conto di quest’obbligo che coordinano una presenza politica per l’uomo e non contro l’uomo.
Giulia Bovassi