Dimmi come fai la Comunione e ti dirò chi sei!
Ormai gli atei devoti – ovvero persone che vanno la domenica a messa ma che poi vivono e si comportano come se Dio non c’è o se c’è, non c’entra – nella Chiesa sembrano essere la maggioranza.
Un modo sicuro per riconoscerli è il modo col quale si accostano e ricevono la Santa Comunione.
In una intervista un sacerdote ha detto che parlando con un islamico questi gli ha detto che noi cristiani non è vero che crediamo alla presenza reale di Dio nell’Eucaristia, perché se così fosse al suo cospetto ci prostreremo ogni volta fino a terra. Invece quello che vediamo ogni domenica è una lunga fila di persone che si comunicano in piedi e sulla mano ricevendo la particola in maniera furtiva, distratta, per lo più senza alcun segno evidente di riverenza.
Io credo che si possa accampare qualsiasi giustificazione: tirare in ballo l’archeologite liturgica – i primi cristiani facevano così -, l’ottusa obbedienza ai vescovi che hanno abusivamente diffuso una pratica che doveva essere eccezionale e assai limitata. Si può perfino essere ignoranti e prendere la comunione in mano perché “così fan tutti” e:”perché lo dice la Chiesa” – il che non è assolutamente vero documenti ufficiali alla mano e secondo l’esempio di tutti i papi del post-concilio – ma se uno è veramente cristiano e ama Dio in cuor suo non può non sentire quello che l’islamico ha perfettamente descritto.
Se sono veramente convinto che nella sacra particola c’è il Corpo e il sangue di Cristo sono davanti a Dio in persona, il mio Signore e Creatore, e pensare di rimanere in piedi al suo cospetto o peggio toccarlo in maniera irriverente con mai sporche e sudaticce somiglia molto ad atto di inusitata superbia. La stessa superbia che costò il Paradiso terrestre.
Adamo ed Eva, istigati dal Serpente, mangiarono il frutto proibito per essere come Dio e noi allo stesso modo, sempre istigati dal Serpente sotto le false specie spiritoconciliari – credendoci di essere al pari di Dio – suoi compagnucci di vita e di giochi – al punto da avvicinarci a Lui rimanendo orgogliosamente in piedi.
Provate ad andare al Quirinale a dare pacche sulle spalle e buffetti sulla guancia al Mattarella di turno e vedete se due corazzieri non vi prendono e vi sbattono in galera per vilipendio.
Perché la forma – ancora – ha la sua importanza.
Ebbene con il presidente di una repubblichetta come quella italiana mancare di rispetto non si può, ma con Dio la domenica tutto è permesso?
E siccome la forma, nonostante gli scempi del ’68, continua ad avere la sua importanza si possono formulare a propria giustificazione tutti i pensieri teologico-spiritual-sentimentali che si vuole sul modo di prendere l’ostia sulla mano, ma il rispetto e la devozione si esprimono nella Chiesa in un solo modo: inginocchiandosi al cospetto di Dio.
Con questo non voglio giudicare chi fa la comunione in piedi e sulla mano – sarà Nostro Signore a farlo – ma semplicemente invitare a riflettere e a fare un esame di coscienza. Poi ciascuno continui a fare quello che vuole.
I preti invece dovrebbero preoccuparsi un po’ di più, perché se il povero laico in sede di giudizio post mortem potrà dire a sua discolpa: “io ho fatto quello che il mio parroco o il vescovo, mi hanno detto di fare”, loro dovranno invece render ragione per loro e per tutti coloro che avranno fuorviato col loro esempio e insegnamento.
Pietro Licciardi