L’economista Riccardo Moro: “i mercati finanziari hanno massimizzato, in modo spregiudicato, le opportunità”
“Si devono curare le relazioni economiche sia per offrire a tutti una possibilità di contribuire, cioè un lavoro, sia dal punto di vista della sostenibilità del pianeta. Il problema è che, se abbiamo degli stimoli positivi in questa direzione – il Papa ha parlato molto spesso di questo – è però anche vero che altre dimensioni, come quelle dei mercati finanziari, per certi aspetti non si sono interrotte. Hanno cercato di massimizzare, in modo ancora più spregiudicato, le opportunità che avevano a disposizione. Dunque, se è vero che questa condizione di maggiore fatica ci porta a pensare a come concentrare le risorse economiche verso ciò che ha più significato – ciò che è meglio rivolto al bene dell’uomo e al bene del pianeta – è vero però che, dall’altra parte, abbiamo attori di questa complessa interazione della comunità internazionale che, comunque, non si muovono in questa direzione. Secondo me, bene ha fatto il Papa a ricordare, con molta forza e in più occasioni, che da questa crisi non si esce da soli. Da nessuna crisi e si esce da soli. Non tutti sembrano essersene ancora accorti”.
Così ha dichiarato a Vatican News l’economista Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo all’Università Statale di Milano e copresidente di “Global Call to Action against Poverty” (Gcap).
Per il professore “partiamo da una situazione di disuguaglianze gravi già esistenti. La pandemia determina un impatto che aumenta queste disuguaglianze. Ed è facilmente comprensibile. Pensiamo ad una famiglia che disponga di buone disponibilità e risparmi. Con la pandemia, non potendo continuare a lavorare, riesce ad utilizzare parte dei risparmi per continuare a finanziare parte dei propri consumi. Una famiglia che invece non ha risparmi taglia evidentemente i propri consumi e non ha risorse. Questo sta capitando anche a livello aggregato: abbiamo dei Paesi più ‘robusti’, abbiamo delle dinamiche migliori e più efficienti in alcuni contesti e delle risorse più scarse in altri. La pandemia sta colpendo a 360 gradi. È vero che con la riduzione del lavoro, abbiamo una riduzione dei redditi. Ma abbiamo, contemporaneamente, anche una riduzione dei consumi. Le persone, rimanendo a casa, hanno consumato di meno. E hanno dovuto intaccare meno i loro redditi. Per questo, la fotografia della riduzione del Pil non significa automaticamente un impoverimento nella stessa misura delle persone e delle famiglie. Però non vi è dubbio che l’impatto è molto pesante. E, soprattutto, uno degli elementi complicati riguarda la fase della ricostruzione, dell’uscita da questa crisi e della ripresa. In molti Paesi abbiamo visto che esistono le condizioni per far ripartire l’economia. Ma in molti altri Stati queste condizioni non esistono ancora. E questo, evidentemente, crea un panorama di sfiducia che porta le persone a non investire, a non muoversi, a comportamenti prudenziali. Comportamenti che però, paradossalmente a loro volta, stringono ancor più pesantemente la morsa sulle risorse economiche delle comunità”.
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