Omotransfobia, gli attacchi successivi all’omelia di don Lillo fanno presagire tempi bui
La pagina del Vangelo è quella della parabola del “buon seme e della zizzania” della XVI Domenica del Tempo Ordinario. Un parroco di un piccolo paese dell’entroterra palermitano, don Calogero D’Ugo – da sempre per tutti affettuosamente don Lillo – nell’omelia sente il dovere di istruire – tra le altre cose – i fedeli della propria parrocchia circa il progetto di legge Zan, a cui dedica parole ferme e soppesate per circa sei minuti. Nessuna offesa, ma solo la chiara preoccupazione verso un dispositivo di legge che metterà in seria difficoltà l’educazione cristiana circa la sessualità e la famiglia.
Da Belmonte Mezzagno le parole di un parroco di campagna scatenano un imponente tam tam mediatico, tanto da finire anche sulle piattaforme del Corriere della Sera e de La Repubblica, oltre che su altre testate a tiratura nazionale, scatenando così l’ira degli attivisti lgbt e il dissenso di altri circoli culturali e politici, che hanno interpellato anche pubblicamente l’Arcivescovo di Palermo perché redarguisca il sacerdote.
Cosa ha detto di così scandaloso? Il suo intervento è stato diretto semplicemente contro un progetto di legge giudicato ideologico e liberticida, sulla scia, peraltro, di quanto la Conferenza episcopale italiana ha fatto emergere in un Comunicato. Ha altresì più volte sottolineato l’accoglienza e il profondo rispetto verso ogni categoria di persona con qualsiasi orientamento sessuale.
Gli attacchi successivi all’omelia, soprattutto a mezzo social, non sono stati certamente teneri e tra l’altro – facendo un bilancio – più che concentrarsi sul contenuto delle sue parole, come sarebbe stato auspicabile per un serio confronto, si sono diretti contro la sua persona, la sua parrocchia, la sua famiglia, il paese in cui svolge il ministero di parroco e non hanno risparmiato neanche la sua anziana madre, raggiunta da una pesante telefonata.
Sia lecito, quindi, chiederci se quanto accaduto, in una calda estate siciliana con straordinari echi nazionali, non sia effettivamente un anticipo di quanto potrebbe succedere con l’introduzione palese del reato di opinione veicolato da una legge contro l’omotransfobia su cui eminenti giuristi, intellettuali e anche omosessuali e femministe si sono detti contrari.
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