Lo Stato non agevola le nascite? Imprenditore provvede per dipendenti
Dalla Plastic-Puglia 300 euro al mese per un anno a ogni dipendente che mette al mondo un figlio.
«Se lo Stato non fa nulla per agevolare le nascite, io provvedo per i miei dipendenti». E’ quanto afferma il Grand’Ufficiale della Repubblica Italiana Barone Vitantonio Colucci, fondatore e titolare dal 1967 del Gruppo industriale Plastic-Puglia di Monopoli (BA), leader nel settore dell’irrigazione di precisione. L’imprenditore, a capo di un gruppo che dà lavoro a oltre 180 unità, un anno fa decise di donare ai propri dipendenti che mettono al mondo un figlio un bonus di 6000 euro.
Quest’anno, dopo aver visto “nascere in azienda” già tre bimbi, ha deciso di avviare un’altra iniziativa. A ogni lavoratore al quale nascerà un figlio, sarà garantito oltre che il citato bonus di 6000 euro una tantum, anche un premio di 300 euro al mese in busta paga per la durata di un anno.
«Ho deciso di istituire questo nuovo bonus – afferma il Grand’Uff. Colucci – perché noto con rammarico che lo Stato non dedica particolare attenzione al drammatico calo demografico che continua a investire l’Italia. La somma che metto a disposizione dei miei dipendenti aiuterà ad affrontare le prime più indispensabili spese che comporta l’arrivo di un neonato. Mi auguro possa costituire un incentivo a far nascere altri bambini».
Le osservazioni del Grand’Ufficiale Colucci trovano riscontro nei dati Istat diffusi qualche giorno fa e che evidenziano dati allarmanti. Il record negativo di nati registrato nel 2018 è stato superato nel 2019: gli iscritti in anagrafe per nascita sono stati appena 420.170, con una diminuzione di oltre 19 mila unità rispetto all’anno precedente (-4,5%).
«Il progresso dell’economia di uno Stato – ribadisce l’imprenditore – è nello sviluppo demografico. I nuovi nati sono cittadini dello Stato, e lo stesso Stato al quale appartengono ha il dovere di aiutarne e supportarne la crescita. Il mio incentivo alle nascite è una idea maturata nell’ottica di un sostegno alla crescita demografica e sono certo che potrà favorire anche il “ricambio generazionale” del mio Gruppo, dove lavorano già i figli di molti dipendenti. Mi auguro che possa essere di esempio e d’incoraggiamento per altre aziende».