Tre segnali positivi del Mattarella “uomo delle istituzioni”
di Giuseppe Brienza
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Perché i media ci propinano sempre cattive o truculente notizie? Perché i lettori, dicono, sono per natura morbosi o, comunque, più attratti dalla cronaca nera (o “pelosa”) che da narrazioni, vicende, personaggi o notizie edificanti.
Beh, senz’altro la nostra Italia (diremmo l’Europa – diverso sarebbe il discorso per le due super-potenze Stati Uniti e Federazione russa -), non va benissimo ma, da questa testata, non senza qualche rischio (giornalistico), ci avventureremo ogni tanto a vedere il “bicchiere mezzo pieno” o, comunque, qualche barlume o spiraglio di notizie positive.
Oggi cominciamo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che il prossimo 23 luglio compirà 79 anni ed è ormai prossimo alla fine del suo mandato.
Personalmente non ci siamo mai uniti a quei colleghi (giornalisti o meno) che, al momento della sua elezione al Quirinale, speravano in un “Presidente cristiano”. Non nel senso che ci siamo mai permessi minimamente di giudicare la sua fede personale. No, lo scetticismo politico sulla sua figura nasceva dalla storia partitica alle spalle e, soprattutto, sulla maggioranza che si è fatta promotrice, il 3 febbraio 2015, della sua elezione a Capo della Stato.
In quest’ultimo anno di presidenza vogliamo scorgere dei segnali positivi nel Mattarella “uomo delle istituzioni”, e lo facciamo a partire da tre aspetti e cronache recenti.
Il primo. Nel discorso che il presidente ha pronunciato celebrando quest’anno la Festa del Lavoro senza le tradizionali “pompe” interdette dalle misure di confinamento, ci sembra che abbia dato qualche segnale (teorico) di discontinuità con il passato… Anzitutto parlando della necessità di un «efficace e tempestivo sostegno alle famiglie» e di un «cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia». Ebbene, lo spuntare in un discorso presidenziale di punti politici come la valorizzazione della famiglia come “cura” della società post-Coronavirus e la necessità di de-finanziarizzare l’economia non dovrebbero esser lasciati cadere e fanno ben sperare.
Secondo episodio. Dopo la sua morte il 6 luglio scorso Sergio Mattarella ha reso omaggio con parole non di routine ad un grande musicista e credente cattolico come Ennio Morricone (1928-2020).
In una nota, il Presidente della Repubblica ha infatti espresso le sue condoglianze alla famiglia rimarcando come il maestro e compositore romano abbia «diffuso e rafforzato il prestigio dell’Italia nel mondo», distinguendosi come artista «insigne e geniale».
Il terzo aspetto che evidenziamo è “condizionato”, nel senso che solo i prossimi mesi ce lo potranno confermare o meno. Se il presidente Mattarella tenesse fede però alle opinioni riportate recentemente sul futuro politico del nostro Paese, l’integrità che lo contraddistingue potrebbe fornire un apporto davvero positivo al superamento della grave impasse economica e sociale (diremmo anche etica) che sta affrontando il nostro Paese.
Non volendo con questo minimamente sminuire le sue passate responsabilità politiche e nell’attuale fase, ci si aspetterebbe però dal Capo dello Stato che, in caso di sfiducia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «difficilmente» ci sarà un Conte 3, o un gabinetto istituzionale, o una qualche altra alchimia di Palazzo. Se davvero la coalizione giallorossa entrerà in crisi, bisognerà «tenere bene in chiaro», hanno riferito negli scorsi mesi fonti del Colle, che il Quirinale non allungherà il brodo della legislatura e che si andrà verso elezioni anticipate nel 2020.
Chi se la sente dunque di guardare al lato positivo delle persone, soprattutto quando investite delle più alte cariche a servizio del bene comune, augurandoci una “ripartenza” vera per l’Italia?