Qualcuno ha scambiato la Messa con i baccanali dei popoli idolatri
La Costituzione Liturgica del Concilio, quanto parla dei protagonisti della celebrazione della Messa, li chiama “attori della celebrazione”.
Purtroppo alcuni hanno subito pensato alle “farse” che, abitualmente, concludono uno spettacolo.
Molti presbiteri, allora si sono improvvisati showman e diverse Comunità hanno pensato di essere “invasate”. Per cui: battere le mani, gesticolare, saltellare, urlare, cadere per terra “fanno la celebrazione”.
Qualcuno non molto adusato al linguaggio liturgico ha scambiato la Messa con i baccanali che tra i popoli idolatri manifestavano e accompagnavano il rito.
Insomma: la Messa trasformata in spettacolo, dove tutti gridano, battono le mani, fanno la ola e gesticolano come dei forsennati. E certi presbiteri ballano e saltellano. Anche loro pur in maniera goffa fanno la “parte”.
Siamo tutti “attori” della celebrazione perché partecipi e coinvolti, ma non per fare la “parte”, ma per celebrare e vivere un “mistero”, dove anche il corpo con i suoi linguaggi interagisce, ma con una intrinseca capacità del sapere andare “oltre”.
Oggi le nostre Comunità nelle celebrazioni sono “assenti”, è d’abitudine assistere e vedere, non di partecipare, coinvolgendosi. In alcune circostanze poi è d’obbligo battere le mani e fare schiamazzi, spesso invitati dallo stesso celebrante.
È necessario un ripensamento delle nostre celebrazioni, ove l’Assemblea, il Presbitero e tutti gli altri “attori” abbiano consapevolezza di celebrare un “mistero”, quello di Dio, dove anima e corpo, in un armonioso coinvolgimento, interagiscono.
Bisogna ridare, quindi, un’ anima alle celebrazioni e, nello stesso tempo, ridare ai gesti ciò che l’anima vuole esprimere. Allora si celebrerà con arte. E il divino si vedrà anche nelle nostre azioni.
Ma un presbitero e una Comunità digiuni di spiritualità e di comprensione del “mistero” che celebrano non saranno mai “attori”, ma semplici manovali e maldestri.
Don Antonio Nuara
(nella foto, a destra)