Bergamo, inchiesta “sul sistema immigrazionista catto-comunista che ha fatto vincere Gori”
Il viceprefetto Adriano Corei, intercettato con il presidente della Ruha, svela il trucco per far incassare soldi alle coop oltre i limiti consentiti. E tira in ballo il sindaco del Partito Democratico Giorgio Gori e l’ex capo di gabinetto del Viminale: “Siamo unici in Italia”.
Così ha rilanciato il quotidiano La Verità a livello nazionale la notizia di un’indagine che a Bergamo vede sotto i riflettori un sistema che riguarda l’accoglienza dei migranti e vede coinvolte istituzioni pubbliche ed enti religiosi.
“Ero intervenuto in Consiglio comunale sui finanziamenti della Giunta Gori, effettuati durante il mandato 2014-2019, a Cooperativa Ruah per 249.276,30 euro e Caritas per 55.000 euro, quando a Bergamo toccare la Caritas e le realtà diocesane era considerato pionieristico per non dire un tabù”, ha dichiarato il consigliere comunale bergamasco Filippo Bianchi. “Oggi invece che la Magistratura ha aperto un’inchiesta sul sistema cattocomunista bergamasco, grazie al quale la sinistra immigrazionista e arcobaleno ha vinto alle ultime amministrative, sembra essere passata un’epoca. Sono soddisfatto di essere stato additato dalla sinistra immigrazionista e arcobaleno in questa occasione, mi sarei preoccupato del contrario”.
Il consigliere della Lega ci spiega che “la Ruah ha anche sovvenzionato la rivista Babel, diffusa gratuitamente in città prima delle elezioni, per aiutare la sinistra (stampata grazie ai fondi statali, o comunali?)”, una rivista, spiega Bianchi, “immigrazionista e multiculturalista sulla quale scrivono assessori di sinistra, sono presenti pagine dedicate ai negozi etnici e immagini di presepi sui gommoni o fatti con le bottiglie di plastica. In copertina della rivista Babel si trovano slogan come ‘tutte le festività dei nuovi cittadini bergamaschi’, o ‘in questo numero l’inserto con i migliori kebab di Bergamo’. Si capisce perché vogliono far digerire la sinistra e la deportazione africana ai bergamaschi in tutti i modi con il giro di denaro e di potere che c’è dietro. Quella descritta dalla rivista di Cooperativa Ruah è una fantomatica città in cui di bergamasco e di italiano non c’è più nulla e tutti i bergamaschi sarebbero cittadini immigrati non integrati che hanno mantenuto totalmente le proprie usanze”.
“Forse una anticipazione del futuro che ci attende?”, si è chiesto Bianchi. “Un futuro in cui tutte le nostre usanze, le nostre tradizioni e i nostri cibi non esistono più? Bene allora già che ci sono, che cambino anche il nome di questa città, perché questa non è più Bergamo. Inoltre si tratta anche di un’operazione per dis-integrare, non si vuole che gli immigrati si integrino ma piuttosto che mantengano totalmente tutte le proprie usanze (come con gli indigeni dell’Amazzonia). Vogliono trasformare Bergamo e l’Occidente cristiano in un luogo tribale, infatti il tribalismo secondo l’utopia marxista costituisce proprio il compimento dell’egualitarismo. Vogliono di conseguenza che i bergamaschi e gli italiani si dis-integrino e inizino a farsi l’idea di vivere in una città in cui convive tutto ed il contrario di tutto, non un popolo ma tanti popoli differenti, talvolta in antitesi o semplicemente a compartimenti stagni, prima che prenda piede il collante della religione gnostica ambientalista universale. Nella ‘Città dei Mille Mondi’ (non bastavano i Mille), così chiamano Bergamo sulla rivista della Ruah, e delle mille maschere è però censurato solo un volto, quello della Bergamo autentica”, ha denunciato Filippo Bianchi.
Finalmente una analisi reale di ciò che stiamo vivendo aBeramo senza che i bergamaschi ne prendano coscienza data la proverbiale chiusura , non avendo la capacità collaborativa necessaria ,lasciano fare a chi sono stati indotti a votare,con mezzi a dir poco disonesti