Shemà. “le pratiche religiose (preghiera, elemosina e digiuno) non vanno sciupate”
Informazione Cattolica ospita la rubrica Shemà (che in ebraico vuol dire “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno a cura della teologa Giuliva Di Berardino*. Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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Il vangelo di oggi ci mostra l’insegnamento di Gesù in continuità con la religiosità ebraica che stabilisce elemosina, preghiera e digiuno come maggiorni opere di pietà per un fedele.
Gesù, in quanto maestro della legge d’Israele, nell’originalità del suo insegnamento rivolto soprattutto ai poveri e agli emarginati, interpreta queste tre pratiche religiose per renderle accessibili a tutti, e quindi, di conseguenza, mette l’attenzione più al senso profondo di queste pratiche, che al modo in cui possano essere compiute.
Nel testo, infatti, si nota che Gesù pronuncia apertamente la sua critica nei confronti di coloro che fanno le buone opere per essere visti dagli altri, o che pregano mettendosi in vista, o digiunano ostentando la propria adesione a questa pratica.
Il Vangelo, quindi, ci esorta a non fare delle pratiche religiose un vanto, cioè un elemento per mettersi in mostra.
Questo avvertimento di Gesù, questo invito, ci aiuta a essere onesti con noi stessi perché, di fatto, la pratica religiosa della preghiera, dell’elemosina e del digiuno, pur essendo elementi fondamentali della religiosità umana, presenti in tutte le religioni, e pur essendo, quindi, mezzi validi che ci mettono in diretto contatto con Dio, non aggiungono nessun merito a noi, né, tanto meno, aggiungono maggiore amore a Dio, che è già, di per sé Amore eterno e sempre uguale a se stesso.
La pratica religiosa, allora, le parole di Gesù ce lo dicono in modo chiaro, non è altro che un mezzo utile a noi, soprattutto, per restare “nel segreto”, εν τω κρυπτω, in greco, che vuol dire nel “nascondimento”, ma nel senso di qualcosa che viene “coperto”, potremmo dire, per estensione semantica e per interpretazione dal senso originario del termine, anche qualcosa che viene “custodito”.
La pratica religiosa, quindi, lo intuiamo oggi dall’annuncio di questo Vangelo, di fatto è un aiuto, che ci procuriamo noi, per custodire la preziosità della relazione col Padre, che ci ricompenserà. E di fatto la ricompensa è proprio la relazione col Padre.
Quindi la ricompesa, ha ragione Gesù, non è il fatto che tutti dicono di noi che siamo persone che pregano, che fanno elemosina e che digiunano, ma che tutti vedano che abbiamo, nel profondo, una relazione da custodire con cura.
E la preghiera, l’elemosina e il digiuno non sono altro che la “cura” che noi pratichiamo per poter mantenere in vita questa relazione profonda, intima, col Padre.
Allora oggi ringraziamo il Padre di averci scelti per consegnarci il tesoro del Suo Amore per noi, in modo così prezioso che non possiamo dissiparlo nella nostra giornata, nella nostra vita e chiediamo allo Spirito Santo che ci ispiri le pratiche religiose della preghiera, dell’elemosina e del digiuno come necessarie proprio perchè in noi la bellezza dell’Amore di Dio, Amore del Padre, non venga evitato, non venga sciupato, ma venga da noi costantemente alimentato, nella libertà.
Chiediamo allo Spirito Santo che ci faccia vivere sempre di più come Gesù, il Figlio amato del Padre, che, nella verità della Sua relazione col Padre, ci ha mostrato l’umiltà e la libertà a cui ci portano le pratiche religiose.
Buona giornata con il Vangelo del giorno!
VANGELO SECONDO SAN MATTEO 6,1-6.16-18
17 Giugno 2020
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente, In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
GIULIVA DI BERARDINO
* Giuliva Di Berardino, laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la “Licenza ad docendum” in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia,insegna danza di lode e di adorazione. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia” (ed. dell’Immacolata), in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. Insegnante Religione Cattolica nella scuola pubblica ed è Pedagogista del movimento e liturgista.