Si può pretendere di “comprare” un bambino strappandolo a chi lo ha partorito?
Il corpo di una donna può essere oggetto di trattativa commerciale?
Si può pretendere di “comprare” un bambino strappandolo dalle braccia di chi lo ha appena partorito?
Si può ordinare un figlio “su misura” delineando a priori le sue caratteristiche fisiche e magari rifiutarlo se nasce con patologie o senza alcune delle caratteristiche richieste?
Ovviamente un NO collettivo risponde a tutte queste domande e conferma la disumanità di una tecnica medica, quella della c.d. maternità surrogata (MS), lontanissima dallo spirito del Giuramento di Ippocrate, che vìola la femminilità di povere donne sfruttate e manipolate e la dignità di migliaia di bambini trattati come qualsiasi altro prodotto di mercato. Il tutto per soddisfare i “nuovi desideri” della società post-umana.
Un NO alla MS che dovrebbe essere l’unica e chiara risposta possibile e che invece si è già trasformato in alcuni Paesi in un Sì dettato dalle logiche del mercato e del profitto.
Un NO che voleva diventare un “Ni” anche in Italia, quando nel 2016 un Governo guidato da un ex-scout “cattolico” ne voleva porre le basi giuridiche con la famigerata legge sulle unioni civili. Una deriva che un milione di italiani rese impossibile con la grande mobilitazione del Family Day al Circo Massimo di Roma il 30 gennaio 2016: un grande popolo di famiglie riunite per gridare al Paese ed al mondo che i figli non si comprano e non si vendono e che ognuno di loro ha diritto ad una mamma e ad un papà.
Un NO che va ribadito con forza in ogni occasione, senza lasciarci irretire dal pensiero dominante o dalle riviste patinate in cui personaggi famosi, politici o cantanti che siano, mostrano con orgoglio i “loro” figli comprati.
Purtroppo, in questi ultimi decenni, nel campo della riproduzione artificiale la realtà ha sempre superato la fantasia, nascondendo o mascherando le cose anche grazie alle modificazioni del linguaggio ed ai neologismi (gestazione per altri-GPA, utero in affitto, riduzione embrionale etc.).
Oggi più che mai occorre un giusto approccio del mondo medico e soprattutto di ognuno di noi di fronte alla grandezza ed alla fragilità della vita umana, specialmente nel suo nascere.
Nonostante il millenario tentativo di dominarla, la vita umana è più forte di ogni nostra possibilità di controllo e dominio, nel bene e nel male.
I bambini nascono anche quando non li desideriamo e spesso non arrivano quando li cerchiamo con forza. C’è qualcosa che da sempre sfugge al desiderio umano di dominare e controllare la vita: riconoscere questo limite ci può aiutare a capire che della vita umana siamo i custodi (temporanei) e che ci viene chiesto soltanto di prendercene cura, di amarla e di rispettarla. Sapendo che non è e non può essere nostra proprietà e che non possiamo stabilirne né l’inizio né la fine.
Mario Nicola Campanella
Medico Chirurgo