“Il Cacciatore” Alfonso Sabella: “il Consiglio Superiore della Magistratura è un grande mercato delle vacche”
Alfonso Sabella, oggi magistrato di primo grado (“morirò giudice di primo grado ma non me ne frega niente. Rimango un uomo libero”) al Tribunale del Riesame di Napoli, è stato un magistrato in prima linea nella lotta alla mafia ed ha fatto arrestare alcuni tra i nomi più noti della storia della mafia siciliana. Sulle sue indagini la Rai ha realizzato la fiction di successo, Il Cacciatore.
Intervistato da Il Riformista, ha dichiarato, a proposito della giustizia in Italia, che “per ogni questione qui abbiamo trenta magistrati che se ne occupano, è un lusso che non ci possiamo permettere. C’è un problema di organizzazione generale che va risolto”. Secondo Sabella non c’è un problema di contrapposizione tra giustizialisti e garantisti ma “un enorme problema di organizzazione, di amministrazione delle risorse, di valutazione del merito”.
Secondo il magistrato che vive a Roma e lavora come pendolare a Napoli, il Consiglio Superiore della Magistratura è “un grande mercato delle vacche”. Secondo Sabella “in magistratura vieni scelto per logiche di appartenenza e non per merito”, “le logiche che portano alla scelta di un Procuratore capo sono logiche correntizie e non di merito”.
Sabella ha scelto di non aderire a nessuna corrente del CSM “ed è una scelta che pago tutti i giorni”, ha spiegato. “Non posso accettare che da questi luoghi nasca la spartizione e la lottizzazione partitica fatta da magistrati che in realtà fanno politica. È gravissimo”.
Secondo il dottor Sabella “il problema non sono i magistrati che hanno fatto politica e tornano a fare i magistrati; sono i magistrati che mentre sono magistrati fanno politica”.
“Stiamo parlando di magistrati chiamati a giudicare essere umani, quello che per noi è un minuto, per l’altro è la vita”, ha detto Sabella. “Non possiamo processare i politici perché fanno lottizzazioni se noi siamo i primi a lottizzare”.
Relativamente allo “scandalo Palamara” il dottor Sabella ritiene che “il fatto che si siano dimessi solo quelli direttamente citati nelle chat è stato riduttivo, autoassolutorio”.
Per riformare il CSM Sabella suggerisce il sorteggio puro. “Si sorteggi chi va al Csm. Chi accetta bene, chi non accetta si va avanti. Se noi magistrati siamo chiamati a gestire la vita e la morte delle persone, perché non siamo in grado di gestire la carriera dei nostri colleghi?”.