Toscana, “col pretesto del virus si vogliono introdurre nuove norme pro aborto”

Toscana, “col pretesto del virus si vogliono introdurre nuove norme pro aborto”

di Angelica La Rosa

VOGLIONO UTILIZZARE L’EMERGENZA SANITARIA PER IL CORONAVIRUS COME PRETESTO PER CHIEDERE L’INTRODUZIONE DI NUOVE NORME IN TEMA DI ABORTO

Utilizzare l’emergenza sanitaria per il coronavirus come pretesto per chiedere l’introduzione di nuove norme in tema di aborto. L’operazione è avvenuta nel Consiglio regionale della Toscana dove una proposta di risoluzione (firmata da consiglieri della Sinistra e del Pd e approvata a maggioranza anche con i voti di M5s e Iv) chiede di “continuare a garantire il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza, anche nella fase dell’emergenza e del post emergenza Covid-19”. Richieste simili erano già state sollevate da associazioni abortiste, poi smentite dal fatto che i servizi di interruzione volontaria della gravidanza negli ospedali italiani non hanno in realtà subito sospensioni in queste settimane.

L’atto di indirizzo impegna la Giunta a realizzare la “riorganizzazione e riqualificazione della rete dei consultori e a implementare pratiche e modelli innovativi” garantendo l’aborto farmacologico nei poliambulatori e nei consultori. L’atto invita la Giunta anche ad assicurare, nei presidi ospedalieri, “almeno il 50% del personale medico e sanitario non obiettore”. I firmatari chiedono inoltre che si avvii una “fase di sperimentazione che preveda l’allungamento della tempistica limite” dell’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica fino alle nove settimane.

Richieste pesanti, che se venissero accolte dalla Giunta regionale potrebbero introdurre novità sostanziali.

In tale contesto ideologicamente mortifero, Il Popolo della Famiglia Area fiorentina fa sue le parole di Angelo Passaleva, figura storica del Movimento per la Vita fiorentino e presidente del Centro di aiuto alla vita di Firenze: “Un tentativo di far passare norme che potrebbero banalizzare l’aborto, proprio in un momento storico in cui abbiamo visto che bene prezioso è la vita”. “Con il rischio”, aggiunge Passaleva “che si metta a repentaglio anche la vita della donna con trattamenti farmacologici domiciliari addirittura oltre i limiti temporali previsti”.

Pier Luigi Tossani e Giovanni Dodducci, rispettivamente referente per Firenze del Popolo della Famiglia e presidente del Circolo Area Fiorentina, dicono: “Basta con questa macelleria sociale, nel senso vero e proprio della parola. Basta sangue sopra sangue, basta omicidio/suicidio di un popolo. Abbiamo già avuto abbastanza morti del Covid-19, non vogliamo anche, in più, quelli dell’aborto, nella modalità particolarmente spietata dell’aborto a domicilio, che abbandona la donna a sé stessa, incoraggiandola all’eliminazione del proprio figlio, con la facilità con la quale si beve un bicchier d’acqua. Invece di parlare di aborto chimico a domicilio, parliamo piuttosto del diritto di ogni bambino a nascere, soprattutto in un momento in cui la denatalità è la principale tragedia del nostro Paese. Cancelliamo il reddito di cittadinanza, provvedimento fallimentare nel metodo e nel merito, che è stato assegnato anche a 101 boss e gregari della ‘ndragheta, e investiamo piuttosto sulla bellezza della famiglia e sui figli. Al centro del programma del Popolo della Famiglia c’è la Proposta di Legge di iniziativa popolare, giacente in Parlamento, per il “reddito di maternità”. Quello che noi riteniamo fondamentale non solo per la sopravvivenza della società, ma anche per la sua prosperità, e cioè fare i figli, invece adesso è diventata una roulette russa: ogni sei concepiti, uno viene ucciso. Non ci sarà nessun rilancio dell’Italia, se non, per prima cosa, tramite il recupero del valore e della bellezza della vita umana, la cui culla è la famiglia naturale”.

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