L’arcivescovo Luigi Negri: “la pratica della comunione sulla mano è filo protestante”
A cura della Redazione
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“MI DOMANDO DOVE SIA FINITA QUELLA CHIESA DI SANT’ AMBROGIO, LIBERA, CAPACE DI CACCIARE PERSINO L’IMPERATORE”
La tradizione della Chiesa, alla quale non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo rinunciare ci dice che il sacramento dell’Eucaristia, tanto importante e centrale, va amministrato e preso con la deferenza che merita. Io sono per il rispetto della tradizione e dunque ritengo che vada data in bocca”. Ne è convinto Sua Eccellenza Monsignor Luigi Negri, Arcivescovo Emerito di Ferrara-Comacchio.
“Questa pratica della comunione sulla mano è nata nel corso dei secoli come una pratica speciale e diffusa in alcune regioni per casi singoli. Ora è vigente in Italia, almeno così spiegano, per la pandemia. Teoricamente è un fatto occasionale. vedremo se sarà così”, ha aggiunto l’Arcivescovo Negri intervistato da Bruno Volpe per La Fede Quotidiana. “Questa maniera è filo protestante o addirittura protestante”.
Durante il periodo della pandemia i vertici della Chiesa italiana ha accettato la normativa dello Stato Italiano ma, per monsignor Negri questo “non è normale. Ha accettato tutto senza colpo ferire, dimenticando quella che è la sua missione e la sua potestà. Mi domando dove sia finita quella Chiesa di Sant’ Ambrogio, libera, capace di cacciare persino l’Imperatore”. Per l’Arcivescovo la Chiesa italiana “si è piegata ad ogni indicazione. Il tutto fa perfettamente parte di un criterio e di una mentalità corrotti e di un clero incapace di far valere i suoi diritti e quello che gli compete. Non è ragionevole e normale che la Chiesa si sia piegata in tutto e per tutto allo Stato”.
Le ultime prescrizioni, frutto della vergognosa, sacrilega sottomissione della Chiesa italiana allo Stato padrone, non ha fatto che ufficializzare la Comunione sulla mano, dovunque già entrata nella consuetudine tra l’indifferenza generale nonostante i patetici quanto inutili appelli del Cardinale Sarah. Se mi è concesso di autocitarmi, a Biella, ove risiedo, sono rimasto l’unico a ricevere l’Eucarestia in ginocchio e sulla lingua, e fortunatamente il mio parroco (che già nel precedente periodo di “chiese chiuse” celebrava Messe clandestine con pochi fedeli distanziati a rischio di multa) mi ha detto che per lui nulla è cambiato, e che potrò continuare come fatto sinora.
“En passant”, Biella, “grazie” al boicottaggio di fatto del Vescovo recentemente nominato da Bergoglio, è l’unico capoluogo di Provincia dove la Messa Tridentina nemmeno esiste.
Sig. Giovanardi, anche io appartengo alla diocesi di Biella, avrei necessità di sapere in quale chiesa ci si può comunicare cattolicamente, ci verrei volentieri.
La trovo su Facebook?