Diocesi ai fedeli: “il sacramento del matrimonio non si può celebrare in videoconferenza”
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SUCCEDE A SINGAPORE
L’arcidiocesi di Singapore (l’unica in una nazione di 5,7 milioni di persone, di cui circa 383 mila cattolici, pari al 9% della popolazione) ha ricordato che il sacramento del matrimonio non può essere celebrato con la videoconferenza. L’annuncio è arrivato dopo che il parlamento della nazione asiatica ha permesso di tenere matrimoni civili online durante la pandemia.
Questa nuova legge civile, intitolata “Misure temporanee per la celebrazione e la registrazione dei matrimoni”, approvata in Parlamento il 5 maggio (e che dovrebbe entrare in vigore dalla seconda metà di maggio, come annunciato dal Ministero dello sviluppo sociale e familiare), indica che i matrimoni civili possano aver luogo praticamente attraverso una video-connessione in diretta dei coniugi con i dipendenti pubblici e i testimoni.
Data questa nuova legge, l’arcidiocesi di Singapore ha ritenuto opportuno esprimere le regole della Chiesa sulla celebrazione del sacramento del matrimonio. In una dichiarazione, ha sottolineato “l’importanza dell’interazione fisica delle persone che celebrano il sacramento del matrimonio e gli altri sacramenti”. Citando Papa Francesco, nella sua omelia del 17 aprile 2020, è stato ricordato che “la Chiesa, i sacramenti, il popolo di Dio sono concreti”. Pertanto la Chiesa cattolica di Singapore non celebrerà o registrerà i matrimoni effettuati attraverso una connessione video.
La dichiarazione afferma: “il nostro obiettivo è aiutare le nostre coppie a celebrare di persona questo sacramento, osservando tutte le direttive sulla salute e le misure di contenimento sociale attuate dalle nostre autorità sanitarie”. La presenza degli sposi, del sacerdote, dei testimoni, deve essere reale. D’altra parte, “Internet può diventare un modo utile per raggiungere la famiglia e gli amici che vogliono unirsi alla celebrazione in tempo reale”, dice la circolare.