Polonia cattolica-Auschwitz. Enrico Mentana la fa “fuori dal vaso”
A cura della Redazione
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DIFFICILE RICONOSCERE I PROPRI LIMITI
C’è un modo di dire, “farla fuori dal vaso” (“out of the cup”), che si riferisce ad un individuo, superbo e arrogante, che intraprende un percorso incautamente, senza avere le conoscenze adeguate, in modo dilettantesco e con sprovvedutezza. Insomma, che non fa i conti con i propri limiti e capacità.
È quello che è accaduto (a parte la superbia e l’arroganza che noi non siamo in grado di valutare) al celebre giornalista Enrico Mentana.
Il direttore del Tg LA7 ha scritto, infatti, su Facebook un post che ha scatenato le ire di numerosi lettori ma anche della stessa ambasciata polacca in Italia.
“A tutti quelli che in queste ore fanno orrendi e insensati paragoni con chi tornò da Auschwitz (come quel consigliere regionale leghista che ha scritto ‘avete sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?’) voglio solo sommessamente ricordare che il campo di Auschwitz sorgeva nella cattolicissima Polonia, e che lo stesso Hitler era cattolico battezzato e cresimato. Provate a riformulare il paragone ora…”, ha scritto il giornalista che ha un passato nel gruppo anarchico “Movimento Socialista Libertario” e poi nel Partito Socialista Italiano (dirigendo la rivista “Giovane Sinistra”, organo ufficiale della Federazione Giovanile Socialista).
La riflessione di Mentana ha scatenato notevolissime polemiche.
“Mentana ricorda che ‘il campo di Auschwitz sorgeva nella cattolicissima Polonia’ alludendo a un qualche collegamento tra le due cose al di là dell’occupazione nazista in corso. È come insinuare che Auschwitz fosse mandato avanti dagli ebrei, dato che ne era pieno. Ributtante”, ha scritto uno dei leader pro-life italiani, Filippo Savarese.
“Caro Mentana, i lager furono costruiti dai nazisti non dai Polacchi, dunque il suo riferimento alla “cattolicissima Polonia” è grottesco”, ha scritto il saggista e filosofo Francesco Agnoli. “Lei trasforma le vittime (morirono 6 milioni di polacchi per mano nazista) in carnefici. Quanto al fatto che Hitler fosse battezzato non significa nulla. Fu una scelta della madre che lui rinnego’ ritenendo la fede cattolica degna di ‘cervelli malati’. Racconta lui stesso in ‘Conversazioni a tavola’ (Goriziana, 2010) di aver combattuto la fede sin da ragazzo, deridendo pubblicamente, ad ogni lezione, il suo professore di religione Schwarz. Annotava tra del resto: ‘i discepoli di Maometto sono di gran lunga superiori ai preti’. Ovviamente questo post è solo un commento al post di Mentana, non alla liberazione di Silvia”, ha concluso Agnoli.
A seguito delle parole del direttore Enrico Mentana sono intervenuti anche dall’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma.
“Riteniamo doveroso sottolineare che affrontando temi così complessi bisogna stare estremamente prudenti, evitare generalizzazioni ingiustificate e penalizzanti che sono sempre pericolose e impediscono un dibattito onesto. Ė vero che la Polonia ai tempi della Seconda guerra mondiale era molto cattolica. Ė necessario però, sempre e soprattutto, sottolineare che durante quel conflitto globale la Polonia ERA OCCUPATA DAI NAZISTI, quindi ogni affermazione che può suggerire o far presupporre che Auschiwtz era stato costruito in Polonia, perché essa era cattolicissima, mettendo quindi in relazioni questi due elementi, è PROFONDAMENTE SBAGLIATO, INGIUSTO e INGIUSTIFICATO. Il più grande campo di concentramento è stato localizzato in Polonia, ma certo non per questa ragione, ma piuttosto è in Polonia che viveva il maggior numero di ebrei in Europa e che la posizione era facilmente raggiungibile da trasporti da tutti i territori occupati dai nazisti”.
Cos’altro aggiungere? Un piccolo consiglio a Enrico Mentana: direttore vada a studiare un po’ di storia!
A.M. Condivido pienamente la linea di pensiero della Redazione di Informazione Cattolica.Di questo passato del Mentana ( abbastanza poco ammirevole direi ) non sapevo, ma, di certo, spiega molte cose sul suo atteggiamento che in diverse – quanto frequenti occasioni – appare significatamente un tantino ” fuori dalle righe” ( eufemismo
Carlo D.A.